Ci vuole il coraggio di Warren Buffett per sfidare la furia dell’Orso. Il saggio di Omaha ha annunciato ieri nuovi acquisti su Apple per approfittare della violenta caduta dei prezzi della Mela. Il titolo Apple ha infatti perduto ieri un altro 4,8%, precipitando in zona recessione per aver perduto oltre il 20% dai massimi. Non è andata meglio agli altri Faang (Facebook, Amazon, Netflix e Google): in poco più di un mese è andato in fumo oltre un miliardo di dollari di capitalizzazione. Ma la crisi non ha investito solo la tecnologia, in pratica l’unico motore del rialzo. S’inabissa il greggio, spinto al ribasso anche dalla politica di Donald Trump che, pur di salvare l’alleato Mohammed Bin Salman dall’accusa di aver ordinato l’assassinio del giornalista Khashoggy, ha smentito l’Fbi.
Difficile immaginare una cornice più tormentata per l’avvio della procedura d’infrazione per l’Italia, nuova tappa di una frattura che si traduce in costi sempre meno sostenibili per la finanza del Bel Paese.
Trovare un porto sicuro in una situazione così agitata è complesso. Non resta, in pratica, che l’oro, che ha azzerato le perdite del 2018. Una parabola opposta a quella dei listini azionari, che hanno annullato i guadagni di un anno che si avvia a chiudere in rosso. Il rally di Natale è sempre più difficile.
IN ROSSO STAMANE I LISTINI ASIATICI
Stamane il ribasso prosegue sulle Borse asiatiche, per colpa dei titoli petroliferi piuttosto che della tecnologia, che tenta un timido rimbalzo: Tokyo cede lo 0,7%, fa peggio il Kospi coreano (-0,8%). Anche l’indice Csi di Shanghai è in rosso (-0,2%).
I BIG DELLA TECNOLOGIA HANNO PERSO UN MILIARDO DI DOLLARI
Pesanti le perdite di Wall Street: Dow Jones -2,21%, S&P 500 -1,82%. Il Nasdaq (-1,7%) ha lasciato sul terreno 119 punti.
A trascinare in giù l’indice tecnologico hanno contribuito i report delle case d’affari: Goldman Sachs punta l’indice sulla caduta degli acquisti di iPhone in Cina.
Ancor peggio ieri l’andamento delle grandi catene di distribuzione: Target è arretrata del 10,5%, Kohl del 9,2%, un pessimo segnale prima del Giorno del Ringraziamento.
Stamane il petrolio tenta un timido rimbalzo attorno ai 63 dollari dopo la caduta dei prezzi a 61,71 dollari (-6%) di lunedì. A Wall Street il comparto dei titoli legati al petrolio è arretrato del 3,3%.
A Piazza Affari è stata travolta Saipem (-7,23%). Tengono meglio Eni (-1,82%) e Tenaris (-2,81%).
MILANO LA BORSA PEGGIORE, ALLARME DI ERRIA SULLE BANCHE
La discesa di Wall Street ed il tonfo del petrolio hanno complicato nel pomeriggio le condizioni dei mercati europei già alle prese con la frenata del Pil della Germania (da +0, a -0,2% nel terzo trimestre) e, soprattutto, con l’imminente avvio della procedura d’infrazione Ue per l’Italia anticipato ieri dal forte aumento dello spread tra Btp e Bund. Sui listini, già stressati, è caduta anche la tegola dell’ennesimo scandalo in cui è stata coinvolta Deutsche Bank.
Intanto, Andrea Erria, che ieri ha ricevuto il via libera del Parlamento Europeo alla nomina di responsabile della Vigilanza bancaria della Ue, anticipa che “i supervisori devono porre un focus importante sui piani di finanziamento delle banche per essere sicuri che siano abbastanza robusti in uno scenario economico avverso”: per le aziende di credito di casa nostra si profilano tempi ancor più difficili.
A MILANO SOFFRE ANCHE LO STAR
La Borsa di Milano ha pagato le conseguenze della giornata nera. L’indice ha ceduto l’1,87%, scivolando a quota 18.471 punti.
La caduta dell’indice principale del mercato italiano, il peggiore del Vecchio Continente, ha contagiato anche lo Star, il segmento più solido della piazza italiana, dedicato alle medie imprese. L’indice Ftse Star (-2% a 30.550 punti) è scivolato ieri sui minimi dall’aprile 2017, ampliando la perdita da inizio anno al -16%, leggermente peggio delle blue chip. Il 2018 potrebbe essere così il primo anno in rosso dopo sei consecutivi al rialzo. Il 2017 si era concluso a +35%.
NUOVO SCANDALO E NUOVI MINIMI PER DEUTSCHE BANK
In terreno negativo tutti gli altri mercati. Francoforte ha lasciato sul terreno l’1,58% in scia a Deutsche Bank (-4,6%), precipitata ai minimi storici dopo essere di nuovo finita nel mirino della giustizia: secondo l’accusa, sostenuta dalla testimonianza di una “gola profonda”, attraverso la sua filiale estone sono passati almeno 150 miliardi di euro, frutto delle attività di riciclaggio in Russia da parte di Danske Bank.
Perde colpi Parigi (-1,21%) alle prese con l’arresto in Giappone di Carlos Ghosn, pdg di Renault e di Nissan. Banche nel mirino anche a Madrid (-1,57%). Londra -0,79%: si profilano nuovi problemi alla vigilia dell’accordo con Bruxelles sulla Brexit. La Spagna minaccia un veto se non verranno riconosciute le sue richieste su Gibilterra.
S’ALLARGA IL FLOP DI BTP ITALIA: SOLO 722 MILIONI IN DUE GIORNI
Ancora una giornata deludente per il BTp Italia. Le richieste degli investitori retail nel secondo giorno di offerta si sono fermate a 241,3 milioni, ancora peggio di lunedì (481 milioni), avvicinando il minimo storico fatto segnare a giugno 2012. In totale, nei primi due giorni, le richieste sono arrivate a 722 milioni, contro i 2-3 miliardi di richieste raccolti nei primi due giorni dalle precedenti emissioni.
Il flop spaventa i mercati perché, come si legge nella nota di Unicredit, “il comparto retail, insieme agli investitori esteri, è il settore con la maggiore capacità di assorbire i 55-60 miliardi euro di nuove emissioni nette previste per il 2019”. Se la debole domanda dovesse proseguire nei prossimi giorni, “l’incertezza su chi assorbirà gli oltre 250 miliardi euro di emissioni lorde del prossimo anno non potrà che aumentare”.
LO SPREAD TOCCA UN RECORD A 377 PUNTI
Lo spread fra i rendimenti dei benchmark decennali di Btp e Bund ha toccato un massimo di 337 punti base, tornando ai livelli del 19 ottobre, quando, in attesa del verdetto di Moody’s sul rating italiano, era salito fino a 342 punti base. Il rendimento del decennale italiano ha raggiunto un picco del 3,69%, prima di assestarsi al 3,62%.
Banca Generali sottoscriverà il Btp Italia giovedì a disposizione degli investitori istituzionali. Lo ha detto l’ad Gian Maria Mossa, rilevando che “ha più senso sottoscrivere un Btp oggi che le obbligazioni di qualche altro Paese vicino”.
SOLO ENEL (+0,9%) RESISTE ALLA BUFERA.
Soltanto due blue chip hanno chiuso la seduta azionaria in terreno positivo: A2A (+0,20%) e Enel (+0,9%), che ha approvato l’aggiornamento del piano industriale al 2021. Il gruppo ha confermato la politica di alti dividendi assai apprezzata dagli investitori. In tema di efficienza operativa, la digitalizzazione di tutti i settori di attività costituirà il principale fattore di riduzione dei costi operativi, con l’obiettivo di ottenere un risparmio di 8,1 miliardi a fine piano. Roberto Letizia, analista di Equita sim, ha dato un “giudizio complessivo molto positivo” sottolineando, tra gli aspetti positivi, la conferma delle guidance per il 2018 ed il 2019 e il miglioramento per il 2020 e 2021.
BPM BANCA PERDE IL 5,4%, MOODY’S SALVA LE ASSICURAZIONI
L’impennata dello spread ha avuto pesanti effetti sulle banche: lo stoxx di settore ha ceduto il 2,61% con ribassi consistenti per Banco Bpm (-5,42%), Unicredit (-2,81%) e Ubi Banca (-2,65%). Male anche il risparmio gestito: Banca Mediolanum -4,47%, Azimut-3,36%.
JP Morgan ha tagliato il target price su Monte dei Paschi (-5,6%). Tra i Big, Unicredit arretra del 2,6%. e Intesa Sanpaolo del 2,1%.
Moody’s ha lasciato invariato a stabile l’outlook sull’industria delle assicurazioni europea grazie alla solida crescita economica che ancora sostiene i ricavi, ma avverte che una “hard” Brexit e un ulteriore deterioramento della qualità del debito sovrano italiano rappresentano due rischi-chiave per un “downside” delle aspettative. Generali -2,07% alla vigilia dell’Investor Day.
Le vendite non hanno risparmiato le blue chip più solide: Exor -3,4%, Luxottica -3,25%. In calo Ferrari (-2,7%). Morgan Stanley, pur confermando il giudizio Overweight, ha tagliato il target price di Prysmian (-2%) da 27 a 26 euro.