Mentre continua il confronto sulla legge di Bilancio, Bruxelles dà ragione all’Italia su un’altra questione: quella del riso. La vicenda riguarda le importazioni della varietà “Indica” (detta anche “Patna”) da Cambogia e Myanmar, su cui la Commissione europea aveva aperto un’inchiesta lo scorso 16 febbraio in seguito a un’istanza presentata dal nostro Paese attraverso i ministeri dello Sviluppo Economico e delle Politiche Agricole.
Nelle sue conclusioni, rese note martedì, l’Esecutivo comunitario propone “l’applicazione di una clausola di salvaguardia a tutela dei risicoltori e delle industrie italiane ed europee che prevede la reintroduzione di dazi sulle importazioni dalla Cambogia e Myanmar per un periodo di tre anni”, si legge in una nota del Mise.
“Attualmente le importazioni sono a dazio zero trattandosi di due Paesi meno avanzati – spiega ancora il ministero – La Commissione propone di applicare sulle importazioni di riso ‘indica’ il dazio della normale tariffa doganale, pari a 175 €/ton, per il primo anno e in misura ridotta per il secondo (150 €/ton) e terzo anno (125 €/ton)”.
La Commissione europea porterà la proposta al parere degli Stati membri nell’ambito del Comitato del Sistema delle Preferenze Generalizzate, che è stato convocato a Bruxelles il prossimo dicembre. In caso di via libera, la clausola di salvaguardia potrebbe diventare operativa già nei primi mesi del 2019.
Gioisce la Coldiretti: “La Commissione ha riconosciuto il danno economico dovuto ai volumi di importazioni di riso Indica e ammette anche che in Cambogia si sono verificati notevoli violazioni dei diritti umani in relazione all’accaparramento delle terre – si legge in una nota dell’Associazione – Tra settembre 2017 e luglio 2018, le importazioni europee di riso dalla Birmania sono aumentate del 66%. La crisi è drammatica e mette a rischio il primato nazionale in Europa, dove l’Italia è il primo produttore di riso con 1,50 milioni di tonnellate su un territorio coltivato da circa 4mila aziende di 234.300 ettari, che copre circa il 50 % dell’intera produzione Ue con una gamma varietale del tutto unica”.
Soddisfatta anche Confagricoltura che ricorda che l’Italia è il principale Paese produttore di riso dell’Unione Europea e da alcuni anni sta subendo le conseguenze di un massiccio aumento delle importazioni, in particolare quelle provenienti dall’area asiatica con specifico riferimento a Myanmar e Cambogia.