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Panini diventa americana? Possibile asta da un miliardo

La società ha dato incarico a una banca d’affari di valutare negli Usa l’interesse di fondi di private equity e grandi multinazionali – Il prezzo è alto: si parla di una valutazione superiore al miliardo di euro – In passato si era parlato di una possibile fusione con il colosso che produce le figurine del baseball americano e della Premier League inglese

Panini diventa americana? Possibile asta da un miliardo

Le figurine Panini potrebbero diventare americane. Secondo alcune indiscrezioni, gli azionisti dell’azienda che edita il celebre album dei Calciatori avrebbero incaricato la banca d’affari statunitense Lincoln International di valutare l’eventuale interesse da parte di gruppi made in Usa.

Nelle prossime settimane potrebbe partire un’asta limitata a pochi soggetti: secondo quanto scrive Il Sole 24 Ore al massimo 4-5, fra i quali rientrerebbero sia fondi di private equity sia grandi multinazionali. Il prezzo del gruppo italiano non è basso: la valutazione si spingerebbe addirittura oltre il miliardo di euro.

Nell’ultimo decennio gli azionisti di Panini – che opera in 125 Paesi – hanno ragionato più di una volta sulla possibilità di vendere, ma finora nessun acquirente è arrivato fino in fondo.

Fra le ipotesi circolate, una delle più concrete è stata quella della fusione con The Topps Company, gigante delle figurine con base a New York, storicamente specializzato nel baseball americano ma di recente molto attivo anche in Europa, avendo acquisito i diritti della Premier League inglese insieme alle attività della Merlin Publishing. Non è comunque scontato che Topps rientri fra i gruppi interessati a Panini.

A spaventare i possibili acquirenti è la forte ciclicità del business in cui opera Panini: negli anni dei Mondiali il fatturato può salire fino a 7-800 milioni, mentre quando si svolgono gli europei scende a 600 milioni, per attestarsi intorno al mezzo miliardo quando non sono previsti eventi calcistici.

Quest’anno, dopo il Mondiale di Russia, Panini dovrebbe chiudere il bilancio con risultati record, superando il primato del 2014 dopo il Mundial in Brasile, quando i ricavi si erano attestati tra i 700 e gli 800 milioni e il Mol aveva raggiunto quota 200 milioni. Come oggi, dopo la Coppa del Mondo di quattro anni fa gli azionisti avevano affidato alla banca d’affari giapponese Nomura l’incarico di valutare l’interesse di possibili acquirenti internazionali, ma anche in quel caso l’operazione non portò a nulla.

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