I tassi sui titoli di Stato italiani toccano nuovi record e i grandi speculatori annusano nuove opportunità di investimento.
Dopo il raddoppio dei rendimenti sui bot a sei mesi anche le aste odierne hanno confermato la tendenza rialzista dei tassi sui titoli del Belpaese.
Nel dettaglio, il rendimento sui Btp a 3 anni si è impennato di ben 131 centesimi al 2,51%, ai massimi da settembre 2013, mentre quello del Btp a 7 anni ha registrato un rialzo di 74 centesimi, arrivando al 3,28%, livello massimo dalla prima emissione avvenuta nell’ottobre di cinque anni fa.
Il Tesoro ha collocato anche la 14esima tranche del BTp a 15 anni con un rendimento del 3,66%. Buona la domanda in tutti e tre i casi. Emessa infine al 28ma tranche del BTp a 30 anni a fronte di richieste per 1,06 miliardi l’importo emesso è stato di 558,3 milioni con rendimento del 3,79%.
I risultati odierni testimoniano come la volatilità sui Btp italiani continui a salire. Una tendenza non è passata inosservata nemmeno agli occhi dei grandi speculatori internazionali che adesso intravedono nuove opportunità di investimento.
In un’intervista rilasciata al Sole 24 ore, il capo della divisione reddito fisso di JP Morgan Asset Management Nick Gartside, ha spiegato che, l’aumento dei tassi ha portato alcuni fondi della società ad incrementare l’esposizione sull’Italia. Il motivo è presto detto: più alti sono i rendimenti, più elevato è il guadagno. A perderci infatti è solo lo Stato, che alla scadenza rischia di dover sborsare un bel po’ di soldi in più.
“C’è volatilità sui Btp ma se gestita può essere un’opportunità” ha affermato Gartside sulle pagine del quotidiano economico, ritenendo inoltre che l’incertezza politica italiana “sia adeguatamente remunerata: per questo alcuni dei nostri fondi stanno aumentando l’esposizione in Btp”.
