Cosa succederà se la Commissione europea boccerà legge di Bilancio italiana? Con ogni probabilità, Bruxelles avvierà nei confronti del nostro Paese una procedura d’infrazione per deficit eccessivo. A meno di improbabili retromarce, sembra questo l’unico esito possibile alla luce del Documento di economia e finanza (Def) approvato giovedì sera dal governo gialloverde. Il testo, che contiene il quadro contabile della manovra, prevede di alzare il deficit/Pil fino al 2,4%. E non solo l’anno prossimo, ma anche nel 2020 e nel 2021.
LE REGOLE EUROPEE
In questo modo l’Italia rimane entro i parametri di Maastricht – che stabiliscono come tetto per il disavanzo il 3% – ma viola comunque le regole europee, che dal 2012 con il Fiscal Compact impongono anche di portare il deficit verso lo zero. L’obiettivo è ridurre il debito dei paesi potenzialmente in grado di annientare l’euro: una lista in cui l’Italia figura al primo posto, visto il suo rapporto debito/Pil superiore al 130%.
I NUMERI DELL’ITALIA E IL PARAGONE CON LA FRANCIA
Trattati alla mano, nel 2019 il nostro Paese avrebbe dovuto ridurre il deficit strutturale (ossia il dato al netto del ciclo economico e delle misure una tantum varate dal governo) dello 0,6%, pari a 10,8 miliardi di tagli. Una correzione impegnativa (e inverosimile), ma le regole europee prevedono anche un salvagente: la procedura d’infrazione scatta solo se la riduzione non avviene affatto. Bastava cioè un miglioramento dello 0,1% perché Bruxelles si limitasse a un semplice richiamo nei confronti dell’Italia (com’è accaduto quasi sempre negli ultimi anni). E per correggere il deficit strutturale italiano dello 0,1% sarebbe stato sufficiente non spingere il deficit/Pil oltre l’1,6%, guarda caso la soglia su cui il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha insistito per settimane.
Per lo stesso motivo non regge il paragone con la Francia proposto i giorni scorsi da Di Maio: il deficit al 2,8% annunciato da Parigi, pur essendo superiore al dato italiano, comporta una riduzione del disavanzo strutturale francese pari allo 0,3% del Pil e rispetta perciò i paletti del Fiscal Compact.
Tornando all’Italia, alla fine il Tesoro è uscito sconfitto su tutta la linea, non riuscendo nemmeno a raggiungere un compromesso a quota 2%, che forse avrebbe contenuto l’ira di Bruxelles. Hanno prevalso le richieste della Lega e soprattutto del Movimento 5 Stelle, che ha preteso 10 miliardi per attuare il reddito di cittadinanza già dal 2019. Risultato: il deficit viene moltiplicato per tre rispetto allo 0,8% su cui si era impegnato il governo Gentiloni.
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GLI AVVERTIMENTI DELLA COMMISSIONE
Come cambieranno a questo punto i rapporti fra Italia ed Europa? Per il momento, la Commissione prende tempo: “Valuteremo i documenti programmatici di bilancio per il 2019 di tutti gli Stati membri della zona euro, inclusa l’Italia, nelle settimane successive alla loro presentazione, che deve avvenire entro il 15 ottobre e prima della fine di novembre”, ha detto un portavoce dell’esecutivo comunitario.
Anche il commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, preferisce mantenersi su una linea prudente: “Non è interesse di nessuno aprire una crisi fra la Commissione e l’Italia, perché l’Italia è un Paese importante dell’Eurozona”. Allo stesso tempo, l’ex ministro francese rimarca che “è contro l’interesse di tutti anche il fatto che l’Italia non rispetti le regole e non riduca il debito, che rimane esplosivo. Quando un Paese si indebita si impoverisce, ricorrere al debito è una misura che si ritorce contro chi l’ha decisa”.
LA REPLICA ITALIANA
Ma il Governo italiano non sembra incline a ripensamenti: “Se Bruxelles boccerà la Legge di Bilancio, noi tireremo avanti – ha detto il vicepremier leghista, Matteo Salvini – Pensiamo di lavorare bene per la crescita del Paese e di ridare fiducia, speranza, energia e lavoro. Sono felice di quello che abbiamo fatto in questi quattro mesi e di quello che faremo nei prossimi quattro anni. Lo spiegheremo anche ai commissari”.
Di Maio fa sapere di voler “interloquire, non andare allo scontro con i mercati e i partner Ue”, ma allo stesso tempo non lascia spazio ad alcuna ipotesi di revisione del deficit.
PROCEDURA D’INFRAZIONE E REAZIONE DEI MERCATI
Se le “spiegazioni” e le “interlocuzioni” non basteranno, la manovra gialloverde sarà la prima nella storia dell’Eurozona a essere bocciata dall’Ue ancor prima di approdare nel Parlamento nazionale. A quel punto, per il nostro Paese si apriranno le porte di una procedura d’infrazione, che arriverà al più tardi entro i primi mesi del 2019 e in ultima istanza potrebbe tradursi in sanzioni pecuniarie.
Più che le conseguenze dirette di un’eventuale punizione europea, tuttavia, a preoccupare è il riflesso che una battaglia Roma-Bruxelles produrrebbe sui mercati. Non solo per l’eventualità di un nuovo attacco speculativo sul debito italiano da parte dei fondi anglosassoni, ma anche perché un’impennata dello spread in area 350-400 punti base aumenterebbe a tal punto il costo degli interessi sui titoli di Stato da assorbire buona parte delle risorse liberate con lo sforamento del deficit. In altri termini, i debiti nuovi servirebbero a pagare quelli vecchi.