Chi è giovane, ha un’idea e si sente un imprenditore nato ha una nuova opportunità, quella di sviluppare il proprio talento nel luogo più idoneo: il “G-Factor” della Fondazione Golinelli. Si tratta del nuovo “incubatore-acceleratore” d’impresa che troverà dimora in un’area di 5 mila metriquadri in costruzione accanto all’Opificio di via Nanni Costa a Bologna e che sarà inaugurato nei primi mesi del 2019.
Con quest’opera la cittadella della conoscenza e della cultura diventerà una vera città, abitata da chi ha voglia di fare e pulsante di formazione, arte, scienza e impresa, su un territorio di 14 mila mq complessivi. Per entrare in questo “talent” bisogna partecipare e vincere il bando internazionale “Call for Ideas &Start-up First Edition 2018 Life Science Innovation”, che si può scaricare da oggi dal sito della fondazione.
In palio c’è il futuro e un milione di euro per realizzarlo. La spunteranno i migliori dieci team di ricercatori e studenti nel settore delle “life science”, le scienze per la vita, tanto care a chi ha reso possibile tutto questo: l’imprenditore filantropo Marino Golinelli. L’obiettivo è favorire l’integrazione tra ricerca, industria e mercato, mettendo al centro i giovani, le loro idee e la ricerca scientifica e tecnologica.
Passare dai castelli in aria ai prodotti, ai finanziamenti, accompagnando i vincitori nella realizzazione di un sogno, che faccia crescere loro e la società nella quale vivono. Per chi pensa di avere un’idea vincente nei settori pharma e biotech, medtech, nutraceutica, bioinformatica e bioingegneria è quindi il momento di farsi avanti. Il bando è diviso in due “linee”: senior e junior.
La prima è dedicata a ricercatori, singolarmente o in team – appartenenti a enti pubblici e privati – newco, spinoff e startup innovative. La seconda a studenti, laureati, dottorati, singolarmente o in team, newco e start-up che abbiano sviluppato idee, prodotti o processi innovativi. Per la prima linea ci sono 500 mila euro in denaro o meglio in “convertibile note”, una sorta di prestito che può diventare quota di società.
A questi fondi si devono aggiungere dai 50mila ai 200mila euro in servizi. I team senior prescelti saranno 5 e dovranno prevedere al loro interno almeno un componente con meno di 40 anni. Il programma dura circa 9 mesi. Per un tempo compreso fra 5 settimane e 3 mesi sarà residenziale, i vincitori troveranno in sostanza anche alloggio.
La linea junior mette a disposizione 250 mila euro in convertile note e 200 mila euro in servizi, inoltre la metà dei componenti di ogni gruppo (i team prescelti saranno sempre cinque) dovrà avere meno di 35 anni. Tutte le candidature dovranno pervenire entro l’11 dicembre e la loro valutazione sarà affidata a una commissione composta da esponenti di rilievo nei settori dell’innovazione, della ricerca e business.
La Fondazione festeggia in questo modo i suoi primi 30 anni di vita, portando avanti un impegno che si è data con “Opus 2065”, il visionario piano per i prossimi 50 anni. “In un momento in cui lo sviluppo, le idee, i modelli sembrano in crisi – dice il presidente Andrea Zanotti – vogliamo aprire una strada nuova. Il nostro progetto ha dimensione nazionale, anzi internazionale, ma offre anche a Bologna l’opportunità di ritrovare la sua vocazione più autentica, di luogo di studio e sviluppo”.
Da tre anni a questa parte la collocazione fisica delle attività della fondazione è nell’Opificio, uno spazio dell’immaginazione e della sperimentazione in una zona industriale e periferica di Bologna, che dalla sua apertura ha già superato le 300.000 presenze e il mezzo milione di ore di formazione complessivamente erogate.
È un contesto che rappresenta un punto di contaminazione tra diverse attività e realtà: dalla formazione ed educazione dei ragazzi in età prescolare, scolare e post-scolare, a progetti di ricerca e sostenibilità per nuove idee d’impresa. Con questo nuovo passo Opificio si propone alla comunità internazionale come uno dei più importanti centri di riferimento per l’innovazione a livello europeo, un ecosistema integrato, unico in Italia, con tutte le fasi di una filiera complessa e interconnessa: educazione, formazione, ricerca, trasferimento tecnologico, incubazione, accelerazione e private equity/venture capital, in un sistema aperto a traiettorie di sviluppo convergenti.
Per compiere questo salto la Fondazione si è trasformata anche “in una sorta di holding di attività filantropiche – spiega il direttore Antonio Danieli – che controlla il Trust Eureka, G Factor, e G Lab srl”. Con tutto ciò che questo comporta e che si potrà comprendere meglio nei prossimi mesi.