Come segnala la SACE, a giugno l’export italiano è cresciuto del 6,6% rispetto allo stesso periodo del 2017 e del 4,6% rispetto al mese precedente. A trainare i prodotti nostrani sono i mercati UE (+5,1%), in particolare si vedano Paesi Bassi (+12,7%), Polonia, Repubblica Ceca, Germania, Francia e Austria. Registrata in accelerazione rispetto a maggio (da +0,6% a +1,9%) la domanda extra-UE, mentre rimane negativa la dinamica verso i mercati Mena, Opec e Asean.
In questo contesto, se diamo uno sguardo alle relazioni economiche e commerciali tra Italia e Polonia, vediamo come da anni siano ottime, con trend di crescita degli interscambi positivi e con i flussi di IDE che hanno favorito il rafforzamento dei legami tra i due Paesi. L’economia polacca è in costante crescita dal 2013, registrando un aumento delle esportazioni del Made in Italy del 12% nel 2017: tra i settori chiave, la meccanica strumentale che rappresenta il 24,1% della domanda per un valore di 3 miliardi di euro e un aumento del 7,8% rispetto all’anno precedente. Seguono i metalli, alimentari e bevande, mezzi di trasporto, gomma e plastica e apparecchi elettrici, tutti con una crescita superiore all’11%. Nei primi quattro mesi del 2018 si registra una crescita tendenziale del 12,2%: ecco allora che le prospettive per il quadriennio 2018-2021, secondo le previsioni degli analisti SACE Simest, confermando il trend positivo, con aspettative di crescita medie annue del 6,8%. Dopotutto, le prospettive di crescita del Paese sono positive. Secondo le stime della Commissione Europea, il PIL aumenterà del 4,6% nel 2018 e del 3,7% nel 2019. La Polonia gode inoltre di una posizione geografico-strategica al centro delle direttrici europee per gli scambi commerciali e una forte disponibilità di una forza lavoro giovane e altamente qualificata. Negli ultimi anni, non vanno inoltre sottovalutati il trend al rialzo dei salari reali, l’espansione della classe media e la consistente domanda interna.
La riforma del sistema giudiziario varata nel luglio dello scorso anno dal governo polacco e messa sotto accusa dalla UE per il fatto di limitare il potere della Magistratura, ha comportato lo scorso luglio l’apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione Europea: la preoccupazione di Bruxelles è quella di una progressiva dipendenza della giustizia dagli altri poteri. Tuttavia, anche nel caso in cui la procedura di infrazione dovesse raggiungere la Corte di Giustizia dell’UE, diverse ragioni spingono a pensare che le conseguenze nel breve periodo sul sistema economico sarebbero limitate e marginali. Prima di tutto, sarebbe la prima volta dopo un lungo periodo che la Polonia riceve una multa. In secondo luogo, l’evidenza dimostra che le vicende politiche in Polonia hanno sempre avuto ripercussioni minime nei mercati finanziari. Infine, le multe imposte dalla Commissione Europea sono solitamente contenute. Nello scenario peggiore, le perdite potrebbero ammontare allo 0,2% del PIL. La consapevolezza che le sanzioni UE potrebbero non creare grossi danni nel breve periodo non deve però frenare le preoccupazioni per il medio periodo: i rischi legati alle riforme costituzionali e alla riorganizzazione del sistema giudiziario potrebbero ledere alla reputazione della Polonia tra gli investitori stranieri e Bruxelles potrebbe avere il potere di rappresentare un disincentivo agli investimenti e una diminuzione dei contributi diretti a Varsavia nella programmazione del prossimo bilancio UE, scenario che rimane tuttavia poco probabile.
L’India è tra le principali destinazioni extra-Ue insieme alla Svizzera. Autoveicoli e apparecchi elettrici Made in Italy sono i più richiesti con macchinari, prodotti in metallo e tessili. Il crollo della lira turca, che ha perso quasi il 20% a giugno rispetto a inizio 2018, rappresenta un problema per le esportazioni in Turchia: soffrono in particolare meccanica strumentale, apparecchi elettrici, gomma e plastica e abbigliamento. Il dato di giugno molto positivo per i beni strumentali consente un lieve recupero per questi prodotti, che tuttavia segnano appena +2,4%. Rimangono i beni intermedi quelli con il tasso più elevato (+4,9%), seguiti dai beni di consumo (+3,6%) e tra questi ultimi, rimangono stabili rispetto a maggio i durevoli, mentre i non durevoli hanno registrato un incremento del 4,1%. L’export di metalli e prodotti in metallo (+7%) cresce non solo nell’Eurozona (Austria, Francia, Germania, Paesi Bassi), ma anche in India e Cina. Pechino, insieme ai membri del Mercosur e Svizzera, è anche una delle maggiori destinazioni per i prodotti in pelle. In flessione le esportazioni di prodotti agricoli, per il calo della domanda proveniente da mercati extra-UE (a questo proposito Russia, Turchia, Cina e India).
L’incremento dell’export italiano verso New Delhi osservato nel 2017 (+9,3%) rappresentava già un chiaro segnale di un mercato con prospettive molto interessanti. Il primo semestre del 2018, non soltanto ha confermato la tendenza positiva, ma ha addirittura mostrato una dinamica in accelerazione rispetto all’anno precedente (+15,3%). Gli investimenti pubblici e privati nel settore delle infrastrutture sono solo alcuni dei fattori che faranno dell’India una delle geografie emergenti più promettenti anche nei prossimi anni. La crescita del Paese, prevista dagli analisti intorno al 7% nel biennio 2018-19, continuerà ad avere un impatto positivo sulla domanda di importazioni e in particolare nei settori di meccanica strumentale, mezzi di trasporto, metallurgia e chimica. Secondo le previsioni SACE Simest, il trend favorevole alle esportazioni italiane nel Paese è atteso crescere del 7,2% medio dal 2018 al 2021, con i beni intermedi in testa (+9,3%) grazie a chimica e farmaceutica (+8,5%), ma anche dei metalli e dei prodotti in gomma e plastica. Non vanno sottovalutate le opportunità nei beni di investimento (+6,5%), in particolare mezzi di trasporto (+10,6%) e meccanica strumentale (+5,3%).
Il Bel Paese rappresenta già il quinto partner commerciale europeo dell’India con un interscambio che lo scorso anno ammontava a circa 8,5 mld. Esistono dunque ampi margini di miglioramento in termini di penetrazione, nonostante barriere all’entrata, vincoli tariffari e non, rischi politici e difficoltà operative, il gigante indiano continuerà a rappresentare un mercato con ottime prospettive per le imprese italiane a vocazione internazionale.