Non è ancora chiaro come finirà davvero lo scontro tra il Governo e Atlantia-Autostrade e per ora le ipotesi sono molte e confuse. Revocare la concessione? Nazionalizzare Autostrade? Affidare la rete all’Anas o alla Cdp?
In realtà ogni soluzione presenta molti rischi e molti problemi e non è escluso che alla fine, anziché arrivare alla revoca della concessione o alla nazionalizzazione, si arrivi a una maxi-multa, come sembrerebbe lasciar pensare la richiesta del premier Conte ad Atlantia-Autostrade di mettere sul piatto non i 500 milioni offerti ieri ma almeno quattro o cinque volte tanto, cioè tra i 2 e 2,5 miliardi che, guarda caso, corrispondono alla liquidità che Autostrade ha oggi in cassa e che, se assorbita da una maxi-penale, non indebiterebbe la società scassandone i conti. Ma è presto per dire e per capire se prevarranno le esigenze puramente politiche, portate avanti dai Cinque Stelle, o quelle più pragmatiche, sollevate dalla Lega.
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Una cosa però è certa: se lo Stato dovesse realmente revocare anzitempo la concessione ad Autostrade, il costo sarebbe altissimo. Lo ha calcolato, in un report diffuso ieri, Mediobanca, secondo cui lo Stato dovrebbe pagare ad Atlantia la bellezza di 22,2 miliardi. In particolare, ad Atlantia dovrebbe essere riconosciuto un valore vicino al cosiddetto enterprise value (ossia la capitalizzazione più il debito) che ammonta oggi a 24,7 miliardi, da cui andrebbero detratti 2,5 miliardi come penale del 10% per inadempienze contrattuali. In totale, dunque, 22,2 miliardi di euro.
A sua volta Atlantia utilizzerebbe l’incasso della revoca “per ripagare gli obbligazionisti che chiedessero il rimborso anticipato” dei bond.
Dopo aver alimentato le attese della gente con ipotesi punitive a danno di Autostrade senza nemmeno attendere i risultati delle indagini, prima o poi il Governo dovrà fare i conti con la realtà e il report di Mediobanca gli ricorda che la revoca non sarà un pranzo gratis.