L’allarme rosso sulla lira turca è ancora in vigore, ma i mercati sembrano in grado di padroneggiare la crisi. La lira turca stamane è poco mossa, a 6,90 su dollaro, ieri ha chiuso in calo del 7%. Poco mosso anche il cambio euro dollaro, a 1,141, ieri sceso ai minimi da 13 mesi a 1,1360.
I segnali più confortanti arrivano dalle Borse asiatiche, ieri in forte calo. Tokyo si avvia a chiudere in rialzo dell’1,8%. Lo yen si indebolisce su dollaro a 110,8. Tra le piazze azionarie in rialzo, troviamo Seoul (+0,7%) e Mumbai (+0,3%). Scendono invece le Borse della Cina: Hong Kong -0,7%, indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen -0,8%. In questo caso, però, contano più le nuove regole sulle sospensioni che non l’effetto Turchia.
CAPITALI SAUDITI PER IL DELISTING TESLA
Anche Wall Street ha contenuto i danni: Dow Jones -0,5%, S&P 500 -0,40%, Nasdaq -0,25%. Amazon ed Apple hanno messo a segno nuovi record. Più che alla Turchia, il mercato sembra interessato alle mosse di Elon Musk che ieri, sotto la pressione delle indagini per aggiotaggio della Sec, ha precisato i termini del delisting di Tesla (+0,26%). A render possibile l’operazione, ha spiegato, saranno i capitali del fondo sovrano saudita interessati all’auto elettrica per il dopo-petrolio. Musk, però, è convinto che almeno due terzi degli azionisti non venderanno.
BTP, IL COMPLOTTO IMMAGINARIO
Ma le tensioni sulla Turchia sono più il sintomo che la causa delle inquietudini dei mercati, alla vigilia di una stagione che promette di essere molto calda. Sotto questi profilo i segnali non mancano.
L’aumento dello spread tra Btp e Bund, risalito oltre quota 280, anticipa gli effetti di una bocciatura della manovra finanziaria da parte delle agenzie di rating (Fitch si pronuncerà il 31 agosto, Moody’s il 7 settembre). Un complotto? No, l’esito scontato di nuove spese (vedi Alitalia), rinvii pericolosi (Ilva)e, più in generale, di una strategia dichiaratamente anti –euro.
ORO DEBOLE PER SCELTA DELLA FED, BITCOIN SOTTO QUOTA 6 MILA
A livello globale, secondo John Authers, va tenuta d’occhio la costante discesa dell’oro scivolato ai minimi dal gennaio 2017 sotto i 1.200 dollari. Perché, si chiede il columnist, il metallo giallo non funziona più come bene rifugio ni momenti di crisi? Perché, è la risposta, “l’oro funziona da segnale degli atteggiamenti della banca centrale Usa. Se gli investitori ritengono che la Fed tende a favorire il credito edilritorn dell’inflazione compreranno oro. Altrimenti, come accade oggi, punteranno sul dollaro”. E le monete degli emergenti, non solo la lira turca, tenderanno a cadere come birilli. Assieme al bitcoin, precipitato ieri sotto quota 6.000 dollari, un terzo dei prezzi di gennaio.
Uno scenario non facile per le Borse e per i consumi di petrolio, in calo nei Paesi più a rischio.
Trascurato stamane il Brent, a 72,8 dollari. A Piazza Affari Eni invariata, Saipem +0,7%.
MILANO OSCILLA ATTORNO A QUOTA 21 MILA
Seduta debole per le principali Borse europee che comunque recuperano parzialmente terreno nel pomeriggio grazie all’apertura sopra la parità di Wall Street, dove – più della crisi turca – tiene banca il possibile delisting di Tesla. L’euro, in forte calo in mattinata sia sul dollaro che sullo yen ed il franco svizzero, ha recuperato posizioni ne pomeriggio.
Piazza Affari -0,58% ha arginato le perdite della prima parte della seduta ma ha chiuso sotto la soglia psicologica dei 21 mila punti, a 20.969. Quota 21.000 punti è uno spartiacque dell’analisi tecnica.
SU FRANCOFORTE PESA LA CADUTA DI BAYER
Di poco inferiore le perdite di Francoforte -0,53% su cui ha però pesato la mazzata su Bayer: -10,84% a 83,21 euro dopo la condanna, negli Usa, di Monsanto (con cui ha appena completato la fusione) condannata per un risarcimento milionario a un giardiniere che usava diserbanti al glifosato e si è ammalato di cancro.
In rosso anche gli altri listini: Madrid -0,75%; Londra -0,33%; Zurigo -0,32%. Resiste Parigi (-0,04%) nonostante il tonfo di Air France (-4,11%).
TUTTI I BTP IN SOFFERENZA: IL 30 ANNI AL 3,68%
In un clima di generale avversione per il rischio sulla scia dell’attacco speculativo contro la lira turca, l’Italia è risultata anche oggi particolarmente colpita per via dei timori sulla legge di Bilancio e sulle politiche economiche dell’esecutivo, con lo spread arrivato a scambiare oltre i 280 punti base, ai massimi da fine maggio.
Attorno alle 17,30, il differenziale di rendimento tra Btp e Bund sul tratto a 10 anni si è allargato a 278 punti base dai 267 del finale di seduta di venerdì, dopo un picco a 281 punti massimo dal 30 maggio, culmine della crisi politica italiana.
Il tasso del decennale di riferimento vale 3,09% da 3,00% della chiusura di venerdì, dopo un massimo a 3,11%. In netto rialzo anche il tasso del 2 anni che in chiusura scambia a 1,30% da 1,18% del finale di venerdì.
Particolarmente sofferente il tratto più lungo: il Btp a 30 anni perde quasi un punto e mezzo con il tasso a 3,68%.
I Cds sull’Italia salgono a 255 punti, dai 247 punti della scorsa chiusura, avvicinandosi al picco di 267 raggiunto il 29 maggio.
Con la riapertura odierna dell’asta del Bot (andata deserta) si è conclusa la tornata di aste di metà mese perché è stato cancellato il collocamento a medio lungo.
Il mercato è già concentrato sugli appuntamenti con le agenzie di rating: il 31 agosto Fitch e il 7settembre Moody’s, che ha attualmente un rating watch negativo, si esprimeranno sul rating sovrano del Paese.
BORGHI (LEGA) CHIEDE A DRAGHI DI BOCCIARE LO SPREAD
Le tensioni sugli spread di alcuni periferici in Europa, Italia in testa, possono essere disinnescate solo se la Bce deciderà di offrire una garanzia per limitare queste oscillazioni, in caso contrario “l’euro si smantellerà”. È l’opinione di Claudio Borghi, economista della Lega e presidente della Commissione bilancio della Camera: “La situazione non è risolvibile ed è destinata ad esplodere”, ha detto commentando i recenti movimenti di mercato. “O arriverà la garanzia Bce o si smantellerà tutto… Non vedo terze vie”. La Bce dovrebbe dichiarare che non tollererà spread superiori ai 150 punti fra due paesi dell’ eurozona”. Alla faccia del mercato.
ANCORA SOTTO PRESSIONE UNICREDIT, TRAVOLLA MPS
Sotto pressione per lo spread oltre che per la risi turca le banche.
L’indice di settore ha perduto oltre il 2%. Unicredit ha lasciato sul terreno un altro 2,58% dopo le perdite di venerdì, anche se l’impatto di un eventuale azzeramento della presenza nel paese (scenario estremo ed improbabile secondo JP Morgan) è, per gli analisti, del tutto gestibile.
In fondo al listino anche Ubi (-2,89%) e Banco Bpm (-3,01%).
Monte Paschi ha perso il 3,81% dopo aver aggiornato i nuovi minimi dalla quotazione a 2,192 euro.
VOLA AZIMUT, CORTEGGIATA DA MEDIOBANCA
Tra le note positive Azimut (+2,4%). Corre voci che la società sia nel mirino di Mediobanca intenzionata ad accelerare la sua crescita nel settore del gestito.
In denaro anche Unipol (+2,2%), sostenuta dai giudizi degli analisti sui conti del trimestre.
Poco mosso il resto del listino. Fa eccezione Leonardo (-2,7%). Secondo indiscrezioni, ha poche possibilità di vincere la gara per gli aerei da addestramento da fornire all’aviazione degli Stati Uniti.
ASTALDI PREXIPITA DAL PONTE DEL BOSFORO
In picchiata Astaldi (-6,06%). La società, nell’ambito dell’operazione di aumento di capitale, deve cedere il 33% della concessionaria che ha realizzato il terzo ponte sul Bosforo, impresa quasi impossibile nell’attuale situazione turca.
Forte ribasso anche per Ovs (-6,11%).