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Il caso Iliad apre contraddizioni in seno ai sindacati

Per la prima volta i sindacati confederali delle tlc lanciano l’allarme contro la politica commerciale aggressiva di Iliad che minaccerebbe “l’insieme del sistema di sviluppo delle comunicazioni e dell’occupazione nel nostro Paese” ma chi rappresenterà i 1.200 lavoratori dell’operatore francese in Italia? – Difendere insieme il lavoratore dipendente e il consumatore non è facile ma la contrattazione aziendale è l’unica via d’uscita

Il caso Iliad apre contraddizioni in seno ai sindacati

In Italia la libera concorrenza è da sempre un obiettivo tanto auspicato quanto temuto, non solo dai sindacati ma anche dalle maggioranza delle forze politiche. La battaglia contro monopoli e oligopoli è stata storicamente la bandiera delle forze di sinistra ma una cultura liberale nel governo dell’economia ha sempre incontrato grandi difficoltà, anche a causa di un modello sostanzialmente corporativo, largamente diffuso, di conservazione di ogni posizione di rendita sia nel “business” che nel mercato del lavoro. Il rischio oggettivo del libero mercato è quello della competizione sleale attraverso lo sfruttamento dei soggetti più deboli,  ma ciò avviene solo quando non esistono regole e sono inadeguati i soggetti, istituzionali e sociali, che sono chiamati a farle rispettare.

Suscita un certo clamore l’allarme lanciato dalle organizzazioni sindacali delle telecomunicazioni contro la politica commerciale aggressiva messa in atto dalla società francese Iliad che costituirebbe “una minaccia all’insieme del sistema di sviluppo delle comunicazioni e dell’occupazione del nostro Paese”. Il tono è perentorio ed è inusuale che il sindacato si preoccupi dell’arrivo in Italia di una nuova impresa, tanto più che l’ingresso francese nasce da una decisione dell’Ue che ha consentito alla fusione tra Wind e 3Italia a condizione di far entrare nel mercato un nuovo operatore. Il sindacato chiede anche un incontro al ministro del Lavoro e al ministro degli Interni sollecitando il loro intervento. Nei mesi scorsi la stessa TIM aveva presentato un esposto all’Agcom perché il metodo di acquisto delle Sim di Iliad renderebbe poco sicura l’identificazione chi la attiva,  violando le norme antiterrorismo italiane. 

Le tariffe di Iliad sono a prima vista molto allettanti ed erano partite da 5,99 euro mensili e 30 Giga “per sempre”, trattamento riservato al primo milione di abbonati, cui ha fatto seguito un’altra offerta di 6,99 euro mensili per 40 Giga di cui dovrebbero beneficiare altri 500.000 abbonati. Parrebbe che Iliad, sbarcata sul mercato il 29 maggio scorso, abbia superato il milione di clienti, 600.000 sottratti a Wind-3. A luglio, per l’effetto “Iliad” le tariffe telefoniche sono calate del 20%. I giudizi delle associazioni di consumatori sono articolati, le valutazioni più interessanti riguardano la convenienza per tipologia di utente, secondo cui Iliad sarebbe conveniente solo per la  fascia alta di consumo, ma in generale si attende di capire quale sarà effettivamente l’efficienza del servizio a regime per dare una valutazione definitiva. Per tornare all’inusuale polemica del sindacato, pur nella consapevolezza che lavoratori e consumatori sono figure diverse ma anche collimantisono opportune alcune considerazioni

Non c’è nulla di scandaloso se il sindacato si schiera al fianco di una o più aziende, una moderna concezione dell’impresa riconosce al conflitto una natura fisiologica che accompagna la condivisione di un’area ben più estesa di interessi comuni e che costituisce una delle fondamenta aziendali più solide. Da questo ne consegue che, fermo restando il rispetto delle regole (leggi e contratti di lavoro) la concorrenza non opera solo tra le imprese ma anche, seppur indirettamente tra i lavoratori delle imprese tra loro in competizione. Questo porta anche a concludere che la contrattazione aziendale sarà inevitabilmente l’asse portante delle nuove relazioni industriali.

Sul tema specifico sarebbe interessante sapere se il sindacato mette in conto anche la fine di Iliad (il titolo alla borsa di Parigi è passato da oltre 200 euro di inizio anno ai 146 di agosto), la quale afferma di avere creato direttamente o indirettamente 1.200 posti di lavoro in Italia. Sarà importante verificare se e quale sarà la reazione di questi dipendenti, se e quali organizzazioni sindacali ne assumeranno la rappresentanza, come si evolveranno i rapporti sindacali e nascerà, almeno in questa fase, una forma di alleanza tra management e lavoratori per difendere il “bene comune”. Le situazioni di “fine monopolio” non sono mai facili (basta pensare alla incredibile vicenda  Alitalia) e la concorrenza può riservare sorprese sgradevoli ma, oltre che con i nuovi occupati, bisogna fare i conti anche con i semplici consumatori e utenti che (“il sindacato dei cittadini” docet) alla lunga determinano la fortuna delle aziende e dei loro dipendenti.  

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