Con la volatilità protagonista sui mercati da febbraio, gli investitori in Etf (Exchange traded fund) restano avversi al rischio. Anche se fanno dei distinguo tra le diverse classi di attività finanziarie.
Secondo le stime di Morningstar, a giugno i deflussi netti dai fondi indicizzati azionari sono stati di circa 1,6 miliardi di euro in un contesto di mercato che ha regalato poche soddisfazioni, nonostante l’apprezzamento di alcune valute, tra cui il dollaro, che ha attenuato le perdite per gli investitori in euro. Le categorie più colpite sono state l’Equity europeo, giapponese ed emergente, mentre gli Etf specializzati su Wall Street e sulla Borsa svizzera hanno avuto flussi netti positivi.
Gli strumenti obbligazionari hanno registrato una raccolta positiva, ma inferiore al miliardo, grazie agli acquisti sui governativi in euro e dollari.
Per quanto riguarda le materie prime, l’interesse degli investitori si è diretto verso energia e panieri diversificati. Sono stati penalizzati, invece, i metalli preziosi, a causa soprattutto del calo delle quotazioni dell’oro.
Tecnologia e salute a braccetto
Un’analisi più approfondita dei flussi mostra che non c’è stata la tradizionale opposizione tra tecnologia e settori difensivi. Gli Etf specializzati sui titoli ad alta crescita statunitensi hanno registrato un andamento positivo così come gli strumenti con focus sull’industria hi-tech. Allo stesso tempo, è stata positiva la raccolta degli azionari svizzeri, che hanno in pancia molti titoli farmaceutici.
Chi sale e chi scende
Tra gli emittenti, il segno dominante è il meno. Xtrackers (Deutsche Bank) ha sofferto i maggiori deflussi, attribuibili soprattutto ai replicanti sull’Eurozona e il Giappone. Source (Invesco) ha visto riscatti sui prodotti specializzati sui metalli preziosi e su quelli settoriali. Amundi è stata penalizzata dalle fuoriuscite dai diversi Etf geografici.