Investimenti per spazi urbani e miglioramento delle condizioni di vita per milioni di persone. Se Renzo Piano con i governi di centrosinistra aveva lanciato l’idea del “rammendo” delle periferie, i sindaci mettono ora sul tavolo del governo Conte un progetto di rilancio della spesa nelle città. Piano un anno fa aveva stimato 2 miliardi e 100 milioni di euro per le zone compromesse, l’Associazione dei Comuni non quantifica il business, ma guarda lontano. Mario Occhiuto, delegato Anci a Urbanistica e Lavori pubblici, nonché sindaco di Cosenza, punta diritto alla riqualificazione urbana in lungo e largo. Rispetto ad un anno fa, di nuovo c’è che al fianco dei Comuni ci sono i costruttori riuniti nell’Ance. Interessi? Speculazioni? Non corriamo. Anzi. All’indomani del rapporto Svimez sul Sud che certifica che nelle periferie si consumano i maggiori squilibri, l’idea forte è di rimettersi subito al lavoro.
Da dove partire? Ad ottobre ci sarà l’Assemblea annuale dei Sindaci e bisognerà decidere cosa fare sul serio. Intanto – spiega Occhiuto – partiamo dalle procedure. “Per rilanciare il sistema Paese bisogna semplificare le norme esistenti e utilizzare tutte le risorse disponibili in progetti validi e sostenibili”. Allo stesso tempo puntare sulla qualità degli spazi urbani attraverso la loro riqualificazione e rigenerazione. I sindaci chiedono che le loro proposte trovino spazio nei provvedimenti all’esame del Parlamento. I denari – da quelli europei, alle somme dei privati – ci sono, ma un nodo fondamentale da sciogliere riguarda la semplificazione e la velocizzazione delle procedure .
“In questo momento storico, Comuni ed imprese condividono temi ed interessi come la rigenerazione e la sostenibilità dello sviluppo urbanistico”, aggiunge Occhiuto . Tra di noi c’è assoluta unità di intenti sul fatto che gli investimenti possano andare in una direzione utile per i Comuni e per le imprese. Dobbiamo indirizzarle verso opere pubbliche che potranno migliorare il volto delle città e quindi la qualità della vita delle persone. Occhiuto, pochi mesi fa nella città calabrese ha inaugurato il più alto ponte d’Europa firmato dall’archistar catalano Santiago Calatrava. Il tema della riqualificazione cittadina è comunque suggestivo e, come già per le periferie studiate da Renzo Piano, alla fine dovrà essere accompagnato da un sentimento culturale ed ambientale. Sarebbe ingenuo negare che lo sviluppo di alcuni territori è condizionato da fattori esogeni. Ma gli Enti locali non scherzano in quanto a scartoffie ed autorizzazioni che deprimono la spesa. Anche questo è un banco di prova per il governo.
“Non basta semplificare al massimo le norme, è anche necessario – continua Occhiuto- contrastare le cattive pratiche annidate nelle lungaggini procedurali che non vanno a vantaggio della trasparenza”. L’Anci propone di aumentare la soglia per l’affidamento dei progetti, portarla alla quota dei servizi, con il tetto dei 200 mila euro. Ed ancora, “un livello di definizione dei progetti nelle mani dei primi cittadini con tutte le autorizzazioni necessarie, per evitare la perdita di tempo per il progetto esecutivo”. Nella stratificazione delle realtà locali, ci sono anche i piccoli Comuni. Quelle entità che soffrono della mancanza di specifiche professionalità utili per progettazioni complesse. Una critica finale è per il nuovo Codice degli Appalti che dopo due anni non ha trovato ancora piena attuazione. A riprova l’Ance dichiara che i Comuni sono stati tra gli Enti appaltanti più colpiti , se nel 2016 hanno avuto un calo del 37% dell’importo delle opere messe a gara. All’Assemblea di Bari di ottobre si capirà se i Sindaci saranno trattati come imprenditori di civiltà.