La commissione di Vigilanza Rai ha bocciato la nomina di Marcello Foa a presidente della tv pubblica. A San Macuto hanno votato 23 componenti della commissione: i voti favorevoli sono stati 22, contro i 27 necessari al via libera, pari ai due terzi dei 40 membri. Una scheda bianca.
Pur essendo presenti nell’aula della commissione, non hanno partecipato al voto i parlamentari di Forza Italia (fatta eccezione per il presidente Alberto Barachini, che ha votato, presumibilmente scheda bianca), del Partito democratico e di Liberi e Uguali. E’ la prima sconfitta parlamentare per il governo gialloverde.
Di conseguenza, la nomina di Foa, dopo l’ok a maggioranza di martedì sera nel primo Cda della nuova Rai, non è efficace. La legge prevede infatti il parere vincolante della Vigilanza, a maggioranza di due terzi (27 voti su 40) per la ratifica definitiva.
Il dato politico più rilevante è lo strappo di Forza Italia, che bocciando il candidato leghista potrebbe aver archiviato definitivamente l’alleanza di centrodestra proposta alle ultime politiche e attualmente alla guida di molte amministrazioni locali. Alleanza già sottoposta a diverse fibrillazioni, non ultima la distanza incolmabile sul Decreto Dignità in corso di approvazione nell’aula di Montecitorio. La lega non a caso parla di “strappo importante” e di “asse Pd-Fi” mentre FI minimizza e si limita a rilevare “l’incidente di percorso”. Tuttavia la frattura resta e si vedrà nelle prossime se e come si potrà ricomporre, visti anche gli altri fronti aperti.
“Altro che asse tra Pd e Fi sulla Rai, l’unico asse di cui siamo profondamente rammaricati è quello che si è creato in violazione della volontà popolare – e nello specifico in violazione dello spirito della legge sulla Rai – tra Lega e M5S”, protestano le capigruppo di Forza Italia di Camera e Senato, Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini.
“Il colpo di mano di Di Maio e Salvini non passa – conferma in un tweet il capogruppo Pd al Senato, Andrea Marcucci – Un governo di sbruffoni voleva imporre un amico di Putin alla guida della Rai ma la Vigilanza ha detto no a Marcello Foa. Ora serve un presidente di garanzia per la Rai”.
Se il Pd parla di colpo di mano e FI di forzatura, cosa farà ora Salvini? Il leader leghista non intende fare passi indietro: Foa è “il massimo che si può ambire come presidente della televisione pubblica”, afferma e chiede l’appoggio di tutto il centrodestra. In verità Salvini punta su un cavillo per confermare di fatto l’assetto di vertice della tv pubblica. Il cavillo consiste nel fatto di lasicare Foa a guidare il Cda in quanto consigliere anziano, finché non si sbloccherà la situazione in commissione Vigilanza, verosimilmente con un nuovo accordo nel centrodestra. Ammesso che Salvini voglia davvero ricucire con FI e non preferisca andare avanti a oltranza con un presidente delegittimato dalla mancata ratifica in commissione.
Questa posizione, dopo aver appurato lo strappo all’interno del centrodestra, rischia di crearne uno anche in seno alla stessa maggioranza, visto che Luigi Di Maio ha detto che “il Governo non può ignorare la commissione di Vigilanza Rai, se ci sarà un’intesa tra forze politiche è auspicabile che il nome di Foa torni in Vigilanza. Se non c’è intesa, mi pare chiaro che il nome di Foa non può tornare. Questo – ha precisato – lo dice la legge, non io”.
Sulla questione è arrivato anche il monito del Quirinale: il presidente Mattarella è infatti orientato a chiedere il rispetto dello spirito della legge, evitando le forzature. Mattarella per la verità non ha poteri sul caso, anche se i gruppi parlamentari del Pd sono pronti a chiedergli udienza se Foa non si dimette, ma la bussola del Quirinale è orientata, in questo caso come più in generale, al rispetto di quei due principi. In questa chiave, mantenere in sella a tutti i costi Marcello Foa, pur sfiduciato in Commissione di vigilanza, sembrerebbe uno strappo nelle stanze del Palazzo più alto del paese. Considerata l’impasse, il Cda Rai ha preso atto del voto della Vigilanza e si è aggiornato a giovedì.
Aggiornato alle 16,30