Il mercato non ha voglia di wait and see, scrive Bloomberg. E con il crollo di Twitter venerdì (-21%, il maggior ribasso in un’unica giornata dal febbraio 2014) la stella dei social network si appanna sempre più. Facebook giovedì ha lasciato sul campo la bellezza di 120 miliardi di dollari di capitalizzazione in un solo giorno, con un tonfo del 20%: anche in questo caso un record. E ora arriva la prima azione legale contro Facebook e il suo amministratore delegato Mark Zuckerberg.
L’azionista James Kacouris ha presentato una causa al tribunale di New York, accusando Facebook, Zuckerberg e il chief financial officer David Wehner di comunicazioni fuorvianti sul rallentamento della crescita dei ricavi, il calo dei margini operativi e quello degli utenti attivi.
Si assomigliano, per molti aspetti – caduta di ricavi e della crescita degli utenti attivi – i crolli dei due giganti e per gli azionisti i guai sono simili. L’uno e l’altro, dei due social network sono afflitti – secondo molti osservatori – da manipolazione dei dati, account gestiti da robot e dall’inquietudine generata dalla crescente influenza dei social media sulla cultura e sulla società. Il Ceo di Twitter, Jack Dorsey ha detto – per spiegare la caduta degli utenti attivi – che la sua priorità è di ridurre le conversazioni abusive sulla piattaforma e il gruppo ha precisato che i propri algoritmi hanno identitificato oltre 9 milioni di potenziali account spam o account robot a settimana.
Sotto accusa è anche la leadership dei due colossi e Mark Zuckerberg, capo assoluto di Facebook grazie ad una struttura della classe di azioni che gli consente di mantenere il controllo anche se vendesse milioni di titoli, è sempre più sotto accusa. Troppo potere concentrato in una sola mano, questa è l’accusa. Un sistema tollerato finché il trend era positivo ma che ora rischia di pagare lo scotto di un crescente malcontento. L’avvio delle cause in tribunale potrebbe essere un segnale da non sottovalutare.