Giudizio dell’autore:
Recentemente abbiamo scritto di Unsane, un thriller psicologico con la regia di Steven Soderbergh. Si tratta di una mano professionale che ha dato tanti titolo alla storia del cinema: ha iniziato con Sesso, bugie e videotape del 1989, per poi passare a Erin Brockovich – Forte come la verità del 2000 ed entrare nell’Olimpo dei grandi blockbuster con Ocean’s Eleven – Fate il vostro gioco del 2001 e i successivi sequel, fino a La truffa dei Logan del 2017. Insomma, senza dubbio un regista che conosce il mestiere, sa come intrattenere il pubblico e giustificare il costo del biglietto. Questa volta non parliamo di lui dietro la cinepresa ma in altra veste. Quello che invece non appare del tutto chiaro è la logica commerciale della distribuzione di certi titoli.
Questo è il caso di Ocean’s 8 diretto alla regia da Gary Ross e prodotto dallo stesso Soderbergh, appena uscito nelle sale. Infatti, non si capisce perché un film del genere, di sicura presa sul pubblico e con alla spalle illustri precedenti, venga proposto in piena stagione estiva, quando le sale sono pressoché deserte. Si tratta di un sequel delle storie precedenti di grandi rapine e, tecnicamente, di uno spin off, cioè di un lavoro derivato da uno simile.
Anche in questo caso in gioco ci sono milioni di dollari, possibile bottino di una rapina molto originale, dove non ci sono armi, sparatorie, inseguimenti ma tanta tecnologia e un gruppo di donne capaci e motivate. A New York è prevista una serata di gala molto importante, dove si prevede di esporre una preziosissima collana di Cartier di valore considerevole. Mente e genio del grande colpo è Debbie Ocean (la sempre bellissima Sandra Bullock) sorella del già noto e defunto nel colpo precedente Danny (George Cloney) che, in qualche modo, prosegue la tradizione di famiglia.
La differenza sostanziale con i film della trilogia è che questa volta la banda è composta di sole donne (a partire da Cate Blanchett e Anne Hathaway, bravissime) che non fanno rimpiangere in alcun modo i colleghi dei colpi ai vari casinò. Il racconto si svolge come previsto: la preparazione, l’esecuzione e… vi lasciamo il finale a sorpresa. La prima parte scorre alquanto lenta e si capisce subito che non interessa tanto scavare o profilare i personaggi quanto invece portarci dentro il cuore della rapina. Poi il film prende il suo giusto ritmo e si lascia apprezzare per la sceneggiatura essenziale, i dialoghi serrati, il montaggio un po’ di genere ma apprezzabile a rendere i tempi giusti. Ocean’s 8 è la giusta prosecuzione degli altri titoli e anzi, per certi aspetti, anche migliore: ad esempio nel lasciare fino all’ultimo quel necessario filo di incertezza.
I film di questo genere da sempre trovano un vasto pubblico di estimatori. La truffa, il colpo in banca (se si conclude senza morti o feriti ancora meglio, come Inside Man di Spike Lee del 2000, quasi un capolavoro) La rapina del secolo (del 1955 con Tony Curtis) come pure uno dei primi capolavori di Stanley Kubrick, Rapina a mano armata, continuano a fornire sceneggiature di sicuro successo. Perché questo avviene, per quale motivo il pubblico apprezza questo genere di prodotto non è compito nostro interpretare. Possiamo però dire che questo film, nella calura estiva, merita di essere visto. In attesa del prossimo Festival del Cinema di Venezia dove sono attesi titolo importanti.