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Decreto Dignità: in Aula slitta a lunedì, sale il rischio di fiducia

Il testo era atteso oggi in Aula a Montecitorio, ma in commissione si fatica a trovare la quadra, in particolare sul ritorno dei voucher e le coperture all’estensione degli incentivi per le assunzioni stabili – Prende quota l’ipotesi fiducia che il M5S vorrebbe evitarla a ogni costo – Salvini in campo dopo la rivolta degli industriali veneti

Decreto Dignità: in Aula slitta a lunedì, sale il rischio di fiducia

Il Decreto Dignità slitta ancora. L’esame del testo nelle commissioni Lavoro e Finanze alla Camera procede a rilento, perciò l’approdo del provvedimento in Aula, inizialmente previsto per oggi, giovedì 26 agosto, slitta a lunedì 30. Il via libera di Montecitorio dovrebbe arrivare quindi giovedì 2 agosto. Questo significa che il primo decreto del governo Conte non arriverà al Senato prima di lunedì 6, per cui il via libera definitivo dovrebbe arrivare, al più presto, il prossimo 10 agosto.

La questione non è da poco, perché la pausa estiva ci sarà comunque e il Dl Dignità deve essere approvato in via definitiva prima del 12 settembre, pena la decadenza del decreto. Prende quindi corpo l’ipotesi di porre sul testo la questione di fiducia per asciugare i tempi il più possibile, ma si tratta di una strada che il Movimento 5 Stelle vorrebbe evitare di percorrere per evitare di esporsi alle accuse di delegittimare il Parlamento, critiche che gli stessi grillini hanno indirizzato per anni ai precedenti governi a causa del loro massiccio ricorso alla formula decreto legge più fiducia, che di fatto trasforma il Governo nel vero detentore del potere legislativo.

In ogni caso, prima di tutto rimane da risolvere lo stallo in commissione, dove finora sono stati esaminati soltanto gli emendamenti meno controversi. La proposta di modifica più problematica è probabilmente quella che introdurrebbe un ulteriore aumento del prelievo erariale unico, necessario per finanziare l’estensione degli incentivi alle assunzioni stabili, la novità fondamentale su cui si regge l’accordo Cinque Stelle-Lega.

Altro ostacolo difficile da superare è quello dei voucher. Il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, ha già annunciato il via libera al ritorno dei buoni lavoro (da lui stesso definiti “una forma di schiavitù” non più tardi di un anno e mezzo fa) ma rimane da fare chiarezza su quali saranno i paletti al loro utilizzo.

La Lega è rimasta in una posizione non interventista per salvare l’accordo Salvini-Di Maio, ma la rivolta degli imprenditori veneti costringe il leader leghista a prendere in mano il dossier. Il ministro Centinaio ha già strappato la reintroduzione dei voucher in agricoltura e turismo ma si arriverà probabilmente alla decontribuzione per i contratti a tempo indeterminato. Si andrà oltre? Difficile a dirsi perché il tempo incombe e la fiducia che Di Maio non voleva, potrebbe invece diventare una necessità per rispettare i tempi di conversione.

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