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Fondi attivisti: aumentano le aziende italiane nel mirino

Secondo l’osservatorio della società di consulenza Alvarez & Marsal, tra le 156 aziende europee che nei prossimi 12-18 mesi saranno prese di mira dai fondi attivisti, 12 sono italiane: una quota in aumento rispetto al 2017. Ecco in quali settori si concentreranno gli interventi

Fondi attivisti: aumentano le aziende italiane nel mirino

Nei prossimi 12-18 mesi, i fondi attivisti prenderanno di mira 156 aziende europee, di cui 12 italiane, una in più rispetto al 2017. È quanto emerge dall’ultimo osservatorio della società di consulenza Alvarez & Marsal, basato sulle informazioni pubbliche delle società quotate in 13 paesi europei con una capitalizzazione superiore ai 200 milioni di dollari. Prendendo in esame 42 indicatori, gli analisti hanno previsto quali società e quali mercati hanno più probabilità di essere teatro di aggressione da parte dei fondi attivisti.

“L’attrattività dell’Italia aumenta insieme a quella di Francia, Germania e Regno Unito. Mentre diminuisce l’appeal delle aziende svizzere e scandinave – si legge nel rapporto – Gli activist stanno diventando sempre più impazienti, concedendo meno tempo ai CdA per gestire le scarse performance. Il tempo medio tra la prima avvisaglia di sottoperformance e l’azione si è ridotto, passando da poco più di 2 anni nel 2016 a 1 anno e 8 mesi attuali”.

Secondo Alberto Franzone, managing director di Alvarez & Marsal in Italia, “l’attivismo di alcuni investitori rappresenta una forte spinta alla trasformazione aziendale, ma potrebbe in alcuni casi portare ad una distruzione di valore se fosse unicamente volta al trading speculativo di lungo termine. Prevenire eventuali attacchi sarebbe un beneficio per tutti, azionisti, lavoratori, fornitori e stakeholder”.

L’osservatorio cita poi una serie di indicatori che più di altri influenzano l’aggressività dei fondi attivisti:

  • La variabilità della performance delle diverse aree di business di una società accresce il rischio attivista, da parte di quegli investitori che vedono nei business più deboli opportunità di miglioramento oppure di valorizzazione attraverso cessione.
  • La correlazione con i macro-trend: nel prossimo futuro il settore più esposto al rischio attivista sarà quello dei Beni di consumo alle prese con il cambio di passo generato dai canali retail alternativi, la contrazione della spesa dei consumatori e l’aumento dei costi. Seguono gli Industriali, l’Healthcare e l’IT. Energia e materie prime al contrario non rientrano nel radar degli attivisti, grazie alla ripresa dei prezzi delle commodity che hanno spinto al rialzo i profitti.
  • La maggiore capitalizzazione: mediamente secondo lo studio la capitalizzazione di mercato media delle aziende a rischio, è di 17,58 milioni di dollari, maggiore rispetto all’ultima rilevazione di settembre 2017 (superior del 6,7%).
  • Un ampio range di profittabilità tra le diverse divisioni, cattura l’attenzione degli investitori attivisti.
  • Gli attivi della società: i fondi attivisti prediligono aziende i cui attivi siano superiori alla media del settore.
  • La composizione del board: la maggiore presenza femminile nei consigli di amministrazione riduce la probabilità di finire nel mirino degli investitori attivisti.

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