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Confindustria: il Sud cresce ma è ancora allarme lavoro

Check up Mezzogiorno di Confindustria e SRM (gruppo Intesa Sanpaolo) fotografa le regioni meridionali italiane, raccontando una crescita costante al +1,4%, investimenti al +40% e la necessità di puntare sulle imprese. Bene le esportazioni, ma prosegue l’emergenza lavoro, con livelli di povertà attestati al 19,7%

Confindustria: il Sud cresce ma è ancora allarme lavoro

L’economia del Mezzogiorno continua la sua lenta, seppur costante crescita in un trend positivo che prosegue da due anni. I dati emersi dal Check up Mezzogiorno redatto da Confindustria in collaborazione con Studi e Ricerche Mezzogiorno (centro studi collegato a Intesa Sanpaolo) spiegano che per il secondo anno consecutivo i risultati economici delle regioni meridionali valutati attraverso cinque indicatori che compongono l’Indice Sintetico dell’Economia sono positivi mostrando un’accelerazione nel 2017 pari a +15 punti, ma il recupero dei valori pre-crisi è ancora contenuto, infatti il livello dello scorso anni rimane 40 punti al di sotto rispetto ai dati del 2007.

Confermata una moderata crescita delle regioni del sud al +1,4% dal PIL 2017 che consente al Meridione di rimanere al passo con il resto del paese: la fiducia si mantiene su livelli incoraggianti confermati dalle previsioni sul 2018 che la attestano al +1,1%.

Non tranquillizzano i dati sul lavoro: 60mila occupati in più rispetto all’anno precedente, ma i posti di lavoro da recuperare rispetto ai livelli pre-crisi sono 400mila. Inoltre, un giovane meridionale su due non lavora, oltre 1/3 di loro non lavora e non studia, lasciando il disagio sociale a livelli elevati, così come l’incidenza della povertà al 19,7%.

Connessi all’occupazione sono i dati relativi ai consumi: minore ricchezza disponibile implica minori consumi, infatti la spesa media mensile delle famiglie meridionali – in particolare su trasporti, salute, spettacolo e cultura – è di 800 euro più bassa di quella delle famiglie del nord.

Numeri positivi dalle imprese che crescono di 9.000 unità, quelle in rete sono circa 7.000 e le start up innovative ben oltre 2.100. Alle 190mila imprese giovanili, si aggiungono quelle finanziate da “Resto al Sud”, il nuovo strumento di promozione d’impresa per i giovani meridionali e che ha registrato oltre 3.500 domande di incentivo in pochi mesi.

Bene anche gli investimenti in impianti e attrezzature che tornano a crescere a un livello pari al 40% soprattutto nell’industria, sostenuti da strumenti di agevolazione come il credito d’imposta per gli investimenti Sud, che grazie a 2,2 miliardi di incentivo ha promosso investimenti per 6,4 miliardi di euro, pur restando ben lontani dai livelli pre-crisi.

Gli investimenti strumentali crescono anche nell’edilizia a +17,2%, che rimane il settore dell’economia del Mezzogiorno che ha risentito maggiormente degli effetti della crisi, perdendo più di 26mila aziende.
Lo scenario è penalizzato da una spesa pubblica per gli investimenti che è rimasta contenuta negli ultimi due anni e si attesta al minimo sia per problemi di finanza pubblica sia per difficoltà amministrative: dai 22 miliardi di euro all’anno nel 2009, nel 2016 si stima siano stati poco superiori alla metà.

Necessario, secondo Confindustria e SRM, un robusto investimento infrastrutturale che potrà costruire occasioni di lavoro e di crescita e favorire la ripresa del comparto delle costruzioni, l’ultimo ad agganciare la ripresa.

Reggono le esportazioni che crescono del +3,7% nel primo trimestre del 2018 grazie ai settori mezzi di trasporto e agroalimentare nonostante la crescita non sia sufficiente a invertire il dato di una bilancia commerciale sfavorevole. Le aziende del Mezzogiorno, in termini di incremento del valore aggiunto, crescono più di quelle del resto del paese, in particolare nell’industria in senso stretto, al +4,4%.

Massimo Deandreis, direttore generale di SRM ha sostenuto, commentando i dati del report: “È il momento di investire e di credere nel Mezzogiorno come elemento chiave per la ripresa di tutto il Paese. Da Check-Up emerge infatti un Mezzogiorno in cui la crescita economica è sostenuta soprattutto da 5 settori: automotive, aerospazio, agroalimentare, abbigliamento e farmaceutica, dove il Sud ha una marcata specializzazione (44% di V.A. manifatturiero contro la media italiana del 31%) con imprese pienamente inserite nelle filiere nazionali. Il Mezzogiorno si scopre così anche “fornitore” con un commercio interregionale in uscita verso Centro-Nord che per i cinque settori è pari a 21 miliardi, valore quasi uguale all’export. Se aggiungiamo le potenzialità del Mezzogiorno di essere un hub energetico, logistico e portuale nel cuore di un Mediterraneo – che grazie a Suez sempre più strategico nelle rotte globali – si comprende che le opportunità di sviluppo ci sono tutte.”

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