Si è concluso ieri, 9 luglio, il secondo incontro tra Luigi Di Maio e le organizzazioni sindacali sulla vertenza Ilva a 40 giorni dall’insediamento del nuovo ministero. E i sindacati sono sul piede di guerra.
Il ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro ha incontrato prima le sigle poi Arcelor Mittal per discutere di uno dei dossier più importanti, e più ingombranti, ereditati dal precedente Governo. In base alle ricostruzioni, nel corso di entrambi gli incontri ci sarebbe stato un solo punto fermo: l’Ilva non chiuderà. A non convincere il Governo sono però il piano ambientale e il piano occupazionale presentati dall’acquirente. Mittal, secondo Di Maio, deve fare di più.
“Aspettiamo proposte sul versante del piano occupazionale dove bisogna fare di più. Servono garanzie certe per l’occupazione”, ha commentato il ministro, aggiungendo che anche “il piano ambientale non è soddisfacente, aspettiamo proposte da Arcelor. Servono garanzie da parte dell’azienda che assicurino un miglioramento ambientale”.
Dopo il precedente incontro del 18 giugno, le associazioni sindacali attendevano per le ore successive informazioni e rassicurazioni che “non avrebbe proceduto unilateralmente ma coinvolgendoci, peccato che le notizie siano arrivate a mezzo stampa”. Le sigle confidavano infatti che l’incontro del 9 luglio segnasse un riavvio delle trattative dopo mesi di stasi dovuti alle elezioni e alla formazione del nuovo Governo.
“Il ministro ha aggiornato le parti rispetto alla decisione di prorogare il commissariamento fino al prossimo 15 settembre, e noi – ha detto il segretario generale della Fim-Cisl, Marco Bwentivogli – “stiamo facendo uno studio approfondito delle 23mila pagine del dossier Ilva, da una prima lettura il Ministro ha detto che ci sono alcune criticità sulle quali ci aspettiamo risposte da parte di ArcelorMittal. In particolare sulle tempistiche che vanno riviste e migliorate, sulle tecnologie utilizzate e molto di più va fatto sul piano occupazionale. Il Governo, a detta del Ministro durante l’incontro ha l’ambizione di migliorare sia il piano ambientale che occupazionale”.
“Lo stesso Di Maio ha precisato di aver chiesto delle rassicurazione ai commissari affinché l’esercizio di bilancio fino al 15 settembre data ultima della proroga del commissariamento, debba essere garantito il funzionamento attuale dello stabilimento. La data del 15 settembre è solo l’ultima della proroga, contiamo che si possa raggiungere un intesa quanto prima”.
Bentivogli, ha ribadito che per la Fim che è inaccettabile che dopo 40 giorni ancora non ci siano risposte chiare su l’Ilva. “E’ una vertenza che si strascina da sei anni, il tempo che passa rappresenta un pericolo per i lavoratori e non porta nessuna soluzione per ambiente e salute. Oggi gli unici passi avanti su ambiente e salute a partire dalla copertura dei Parchi Minerari è stata ottenuta al tavolo sindacale. Fare di più va sempre meglio, ma intanto bisogna fare quello che è previsto dall’AIA su cui siamo ancora indietro, altro che accelerazione”.
“L’impianto ogni giorno che passa – ha aggiunto Bentivogli – diventa sempre più insicuro e pericoloso, questa gestione commissariale è una vergogna: ci sono lavoratori che si fanno aggiustare le imbragature, da quando c’è la gestione commissariale sono aumentati gli infortuni e morti, per non parlare dell’ambiente. Se dovesse succedere qualcosa ci saranno precise le responsabilità del Governo, che ha dato la sua autorizzazione.