Il “decreto dignità” potrebbe arrivare in Consiglio dei ministri già lunedì o martedì. È quanto trapela dai ministeri dell’Economia, del Lavoro e dello Sviluppo economico, al lavoro in queste ore per mettere a punto il testo definitivo. Il nodo più difficile da sciogliere era e resta quello di trovare le coperture adeguate per sostenere la manovra: un punto sul quale il ministro dell’Economia Tria sembra deciso a non fare sconti.
I contenuti del provvedimento si articolano su tre fronti: lavoro, fisco per le imprese e stretta al gioco d’azzardo.
LAVORO
Il capitolo lavoro è quello più atteso. L’ultima bozza del decreto dignità prevede diverse innovazioni normative:
- i contratti a termine si potranno rinnovare al massimo 4 volte, non più 5, nell’arco di 36 mesi;
- viene reintrodotto l’obbligo delle causali per i contratti a termine;
- i rinnovi saranno possibili, con un contributo aggiuntivo dello 0,5%, solo per esigenze straordinarie, incrementi temporanei degli ordini o attività stagionali;
- addio al lavoro in somministrazione a tempo indeterminato (staff leasing);
- al lavoro a termine si applicano gli stessi vincoli dei contratti temporanei.
Vengono introdotte anche alcune misure per scoraggiare la delocalizzazione da parte delle imprese:
- un’azienda che ha ricevuto contributi pubblici e nei 10 anni successivi sposta la produzione fuori dall’Italia (anche se nell’Ue) dovrà restituire i benefici ricevuti con gli interessi maggiorati fino al 5%.
- Inoltre, riceverà una sanzione pari a due-quattro volte l’importo erogato dallo Stato.
- Infine, in caso di cessione o delocalizzazione, sarà recuperato l’iper ammortamento.
FISCO PER LE IMPRESE
Su questo fronte l’intenzione è quella di operare una massiccia semplificazione, superando strumenti antievasione come il redditometro, gli studi di settore, lo spesometro e lo split payment, considerati vessatori dal ministro Di Maio per gli adempimenti e i costi che impongono alle imprese.
Di fatto, lo spesometro e gli studi di settore sono già stati aboliti, ma il nuovo Governo potrebbe accelerare l’addio, attualmente previsto per il primo gennaio dell’anno prossimo.
GIOCO D’AZZARDO
Il terzo e ultimo capitolo riguarda il “contrasto alle ludopatie”, attraverso una forte stretta sulle scommesse online. Sarà vietata “qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro comunque effettuata e su qualunque mezzo”. La violazione comporta una sanzione pari al 5% del valore della sponsorizzazione o della pubblicità e mai inferiore “per ogni violazione, a 50mila euro”.
Il divieto di pubblicità, secondo alcune stime, farebbe calare le entrate pubblicitarie delle tv di 70 milioni nel 2019. Le società di calcio prevedono invece danni per circa 200 milioni l’anno.
In un’intervista ad Avvenire, Di Maio ha annunciato anche l’introduzione di “una tessera del giocatore per controllare i flussi e mettere un tetto massimo” alle giocate. In arrivo poi lo stop alle slot machine e alle videolottery in bar e distributori, che rimarranno “solo in luoghi ben definiti, con limitazione degli orari di gioco e l’aumento della distanza minima dai luoghi sensibili: scuole, centri di aggregazione giovanile e luoghi di culto”.