Il ministro dell’Economia Giovanni Tria “ha detto le cose che probabilmente andavano dette un mese fa, questo ci avrebbe evitato la risalita dello spread e la caduta della Borsa”. Così Carlo Messina, consigliere delegato e ceo di Intesa Sanpaolo, ha commentato le ultime dichiarazioni del ministro a margine del convegno organizzato dalla banca a Torino e dedicato alla crescente attività di bancassurance. Quindi ministro promosso sulla priorità di non aumentare il debito pubblico, anche se avrebbe dovuto – secondo Messina – buttare acqua sul fuoco ben prima e bisognerà comunque aspettare l’atto pratico: “Bisogna aspettare la manovra finanziaria per dimostrare che si fa sul serio con manovre per ridurre il debito e accelerare la crescita”. Indirettamente un messaggio ben chiaro al nuovo Governo: senza coperture e continuando ad annunciare misure senza fugare i dubbi su una eventuale spesa pubblica in deficit che farebbe crescere il debito pubblico, si mettono gli investitori in fuga. E se lo spread sale, dopo sarà più difficile rifinanziarsi sul mercato. Soprattutto a partire da fine anno, quando finirà il Quantitative easing della Bce.
“La fine del programma di Quantitative easing è oggettivamente un elemento gravissima tensione – ha detto Messina parlando con i giornalisti – che deve essere sottoposto a chi dovrà lavorare sulla prossima legge finanziaria, ma proprio per questo, ribadisco, non bisogna mai e poi mai immaginar di aumentare il debito pubblico. Questa sarebbe la condizione per mettere in difficoltà i risparmiatori e far accelerare lo spread. In un percorso virtuoso di riduzione del debito lo spread tenderà a diminuire. Oggi il differenziale rispetto alla Spagna, Grecia e altri paesi è completamente infondato, c’è uno scollamento totale tra spread e forza dell’economia reale”.
Messina ha poi risposto alle domande sulle riforme annunciate dal Governo: mentre il ministro Tria ha dichiarato una gradita guerra al debito, restano però sempre in campo delle soluzioni che invece comporterebbero costi non trascurabili, a incominciare dalla flat tax: “Io mi occupo di banche, non sono un esperto di tassazione. Posso però dire che, se sarà possibile farlo senza aumentare il debito pubblico, che rimane la priorità, non sarebbe male una riduzione del carico fiscale per rilanciare i consumi delle famiglie e gli investimenti delle imprese”, ha detto il ceo di Intesa Sanpaolo dando un segnale di apertura nei confronti di un eventuale alleggerimento fiscale, seppur contestato da più parte per le sue dimensioni e per la non progressività delle aliquote.
Il numero uno di Intesa Sanpaolo è infine intervenuto sul caso Eurizon la cui cessione, per come è stata descritta finora, è “una fake news, noi vogliamo crescere. Non ci sarà nessuna operazione di dismissione di una quota di asset management se non finalizzata a diventare ancora più grandi. Il nostro progetto – ha ribadito – non è quello di ridurci quindi continua la ricerca per un’alleanza con un grande operatore internazionale ma la condizione è avere la maggioranza, non ci troveremo mai nella condizione di vedere il risparmio degli italiani come hanno fatto altri”.