L’Unione europea va avanti per la sua strada nonostante le posizioni del nuovo governo italiano sulla Russia e proroga le sanzioni nei confronti di Mosca per un altro anno.
“Il Consiglio europeo ha esteso le misure restrittive in risposta all’annessione illegale della Crimea e di Sebastopoli da parte della Russia fino al 23 giugno 2019”, ha annunciato oggi Bruxelles attraverso una nota. “Da quattro anni, dall’annessione illegale della Repubblica autonoma di Crimea della città di Sebastopoli alla Federazione russa, l’Ue ha ripetuto che non riconosce e continua a condannare questa violazione delle leggi internazionali”, si legge nel testo.
Le sanzioni stabilite dalla Ue si applicano a persone e a società residente nel territorio comunitario e vietano l’importazione di prodotti originati in Crimea, ma anche investimenti che riguardino la compravendita di immobili o entità in Crimea, il finanziamento di società e la fornitura di servizi. Previste inoltre restrizioni nei servizi al turismo, come il divieto per le navi da crociera di attraccare nei porti della penisola, se non in caso di emergenza. I diktat comunitari riguardano anche l’export: non è infatti consentito esportare in Crimea beni e tecnologie nei settori dei trasporti, delle tlc e dell’energia, connessi alla prospezione, esplorazione e produzione di petrolio, gas e risorse naturali.
Continua dunque la linea dura di Bruxelles che resta “saldamente impegnata” a difendere “la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina” e ignora le parole pronunciate dal Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel suo discorso programmatico per il voto di fiducia tenuto in Senato solo due settimane fa: “Saremo fautori di una apertura alla Russia, che ha consolidato negli ultimi anni il suo ruolo internazionale in varie crisi geopolitiche. Ci faremo promotori di una revisione del sistema delle sanzioni, a partire da quelle che rischiano di mortificare la società civile russa”.
A quanto pare, almeno per il momento, l’Ue non ha intenzione di rivedere la propria posizione a prescindere dall’inversione di rotta dell’Italia che potrebbe dunque rimanere isolata nelle sue volontà di apertura verso Mosca.