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Cinema: “La terra dell’abbastanza”, un debutto promettente

“La terra dell’abbastanza” dei fratelli D’Innocenzo, al loro esordio sul grande schermo, è un film ambientato ancora una volta nella periferia romana che però promette qualità e merita apprezzamento nell’asfittico panorama iatliano

Cinema: “La terra dell’abbastanza”, un debutto promettente

Giudizio dell’autore: 

due stellette e mezza

Quale può essere la differenza tra un film importante ed uno mediocre? Proviamo a dare una risposta: dal primo ci si aspetta invenzione e fantasia, dal secondo copia e ripetizione. Il genio crea, l’allievo ripete, la distinzione è tutta qui. Poi, tra quanti non hanno lo spunto creativo e si limitano a riproporre qualcosa di già visto, sia pure rimescolato, ci sono coloro che lo fanno male e altri che lo fanno bene. E poi, il cinema è fatto così, non si fa in tempo a cogliere una storia, a valutare una sceneggiatura, a collocarla in un ambito quale che sia che, nel giro di pochi giorni, ne appare subito un altro che lo supera, che gli apre uno squarcio su una fiancata narrativa imprevista e imprevedibile.

In questo contesto si colloca pienamente La terra dell’abbastanza firmato dai fratelli Fabio e Damiano D’Innocenzo al loro esordio sul grande schermo e da pochi giorni nelle sale. Ci troviamo ancora una volta nella periferia brutta, sporca e cattiva della Capitale dove si svolge la vita di due amici (il già conosciuto Andrea Carpenzano e il bravissimo esordiente Matteo Olivetti) che cercano di immaginare il loro futuro tra una prospettiva da camerieri o da operatori turistici. La loro relativa quanto apparente normalità si frantuma nel momento in cui diventano autori incolpevoli di un incidente d’auto dove viene investito un noto esponente della malavita locale. Da questo episodio si scatena l’inferno, una voragine di violenza e brutalità anzitutto familiare e poi sociale e criminale. È una vera terra di mezzo dove non c’è spazio per niente e per nessuno, non c’è pietà, e i due ragazzi si trovano immersi totalmente nella giungla dei sentimenti e dei comportamenti. Manolo e Mirko oscillano tra un forte e profondo legame di amicizia e la voglia di un riscatto sociale che intravvedono solo con la pistola in pugno, alle dipendenze del boss (Nicola Zingaretti in una efficace comparsata). La tragedia scorre sullo schermo e si conclude nella maniera più classica, lasciando spazio allo spettatore di trarre le proprie conclusioni.

Il film scorre bene, la sceneggiatura è sostenuta (anche se i dialoghi soffrono un eccesso di inutile ruvidezza), il cast è stato indovinato, la fotografia è di qualità anche se, purtroppo, ormai di “genere” con i soliti tramonti cupi, acidi. Come scritto all’inizio, si avverte forte e chiaro il segno dei tempi, ancora una volta della cultura visiva ormai consolidata dei vari Gomorra, Romanzo criminale come, per ultimo, Dogman. Tutto un po’ già visto sia nella trama che nella caratterizzazione dei personaggi quanto nei luoghi (se la vicenda fosse stata narrata in una qualsiasi periferia malavitosa e degradata di tante altre città italiane e al dialetto romanesco ce ne fosse stato un altro, avrebbe avuto lo stesso effetto). Nota stilistica dei registi: uso spregiudicato dei primi piani molto stretti, come pure nell’abuso dell’audio in presa diretta che restituisce una certa credibilità alla sequenza ma, se non bene utilizzata (come in questo caso) rischia di far percepire i dialoghi come rumore di fondo.

Al netto di queste osservazioni, Il giorno dell’abbastanza promette e mantiene la promessa di un cinema di qualità e merita sostegno per chi si affaccia nel mondo alquanto asfittico del panorama italiano. Da osservare che il film viene proposto nelle sale proprio all’inizio della stagione estiva, quando le grandi produzioni vanno in vacanza e lasciano liberi spazi interessanti per chi si deve affacciare sul mercato.

Questa settimana, inoltre, segnaliamo il film del Sindacato Nazionale Critici Cinematografici (SNCCI): A Quiet Passion, con la regia di Terence Davies e interpretato da Cynthia Nixon. La pellicola racconta la vicenda umana e letteraria della grande poetessa americana Emily Dickinson.

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