“In serata riparlerò con Di Maio e Berlusconi”. Queste le parole del leader della Lega, Matteo Salvini, nel primo pomeriggio di mercoledì, dopo un primo incontro con Luigi Di Maio che potrebbe dare una clamorosa svolta per la formazione di un nuovo governo. La decisione definitiva, come detto dallo stesso Salvini (“Sarò in grado di parlare tra 24 ore”), potrebbe però necessitare di un’altra giornata di trattative serrate, ecco perché entrambi i leader hanno chiesto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella di aspettare altre 24 ore di tempo, e cioè fino a giovedì, prima di eventualmente nominare – come nelle intenzioni del Colle sarebbe dovuto avvenire oggi – un governo “neutrale”, di transizione, pensato negli ultimi giorni dal presidente per sbloccare lo stallo in attesa di trovare una maggioranza politica o addirittura, come sembrava sempre più probabile nelle ultime ore, di tornare alle urne a luglio.
Il Quirinale ha concesso il tempo richiesto e dunque tutti gli indizi portano al raggiungimento di un accordo in extremis, che eviti la stessa formazione di un governo del presidente e dia vita a un esecutivo politico ed effettivo: la nuova maggioranza dovrebbe essere quella pronosticata ormai da tempo ma mai realizzata, tra Movimento 5 Stelle e Lega. Lo scoglio, e cioè la presenza di Forza Italia nella coalizione di cui fa parte la Lega e che ha vinto le elezioni dello scorso 4 marzo, sembra essere in via di superamento. Lo ha lasciato intendere prima Luigi Di Maio, che per la prima volta ha parlato di “nessun veto nei confronti di Berlusconi, ma trattiamo solo con la Lega”; e lo stesso Salvini, che ha ribadito: “Ci provo fino all’ultimo”, sottolineando però di non avere intenzione di rompere l’alleanza con Forza Italia. “O si trova una chiusura nelle prossime ore, o si torna al voto”, ha però aggiunto. Lo stesso partito dell’ex Cavaliere (il quale non si è ancora pronunciato) sta lanciando inequivocabili segnali distensivi: la formula per consentire la formazione di un governo Di Maio-Salvini, senza però parteciparvi attivamente, è quello dell’astensione critica. “Ho parlato col presidente Berlusconi e penso si possa andare in quella direzione”, ha detto il governatore della Liguria Giovanni Toti, parlando di “critica benevola”.
Berlusconi non è ancora convinto del tutto, tiene ben presente l’opzione del voto contrario, assieme a quella dell’astensione. In realtà il nuovo governo non avrebbe bisogno dei voti dei 170 parlamentari di Forza Italia, ma in gioco c’è la tenuta della coalizione, non solo a livello nazionale ma anche nelle numerose giunte che il centrodestra controlla nelle Regioni e nei Comuni del Nord. “Non mi vogliono, ne va della mia dignità”, continua a ripetere l’ex Cavaliere. Ma da giorni figure a lui molto vicine come Fedele Confalonieri – che lo ha fatto anche poche ore fa parlando all’Università Cattolica di Piacenza – gli suggeriscono di far partire comunque la barca Lega-M5S anche senza spingerla. Lo hanno ribadito oggi anche altri vertici del partito, come Paolo Romani: “Meglio governo M5S-Lega che governo neutrale. Facciamoli provare”, al quale ha fatto eco Renato Brunetta: “Salvini-Di Maio? Facciano pure, Fi rimane fuori come Lega nel 2013. Ma l’alleanza resta comunque, per me è un valore”.