Era nell’aria, e alla fine è successo. L’assemblea di Telecom Italia che doveva riorganizzare la governance della maggior compagnia italiana di tlc da qui al 31 dicembre 2020, col rinnovo completo del Cda (e la determinazione del suo numero e del suo compenso), ha visto la vittoria della lista guidata dal fondo americano Elliott, azionista di peso con una quota dell’8,8% e che oggi – con il sostegno determinante della Cdp – ha conquistato il 49,84% dei voti degli azionisti presenti all’appuntamento che si è tenuto nella sede Tim di Rozzano, in rappresentanza del 67,15% del capitale sociale.
Il 95% dei presenti ha innanzitutto votato a favore di un Cda che preveda 15 componenti: i 10 indicati dalla lista vincitrice, e cioè in questo caso dai soci che fanno capo al fondo statunitense Elliott, e i primi 5 della lista perdente, cioè quella indicata dai francesi di Vivendi, tuttora azionisti di maggioranza col 23,94% del capitale, che hanno raccolto solo il 47,17% delle preferenze. Il risultato è che il nuovo board, che sarà in carica per i prossimi due anni e mezzo, vedrà Fulvio Conti alla presidenza, Amos Genish confermato amministratore delegato, e poi Alfredo Altavilla, Massimo Ferrari, Paola Giannotti de Ponti, Luigi Gubitosi, Paola Bonomo, Maria Elena Cappello, Lucia Marselli, Dante Roscini, Rocco Sabelli, Arnaud de Puyfontaine, Marella Moretti, Michele Valsensise e Giuseppina Capaldo. Resta dunque fuori il vicepresidente uscente, che ha diretto i lavori dell’assemblea, Franco Bernabè.
Al momento i protagonisti non hanno commentato l’esito, ma in precedenza, durante gli interventi dei piccoli azionisti, Vivendi aveva già lasciato intendere la propria posizione attraverso le parole del direttore della comunicazione, Simon Gilham: “Non vediamo motivo per ridurre la nostra partecipazione. Se Vivendi sarà sconfitta da Elliott (come poi è stato, ndr) nella votazione per il cda di Telecom, continuerà a sostenere Amos Genish e a vigilare sulla strategia del gruppo e in particolare contro lo smantellamento. Continueremo ad essere molto vigili ad assicurarci che gli amministratori indipendenti eletti con Elliott non spingano per lo smantellamento di Tim”, ha detto Gilham a margine dell’assemblea.
Da parte sua, dopo la vittoria della lista presentata in assemblea, il fondo Usa Elliott ora guarda “a un dialogo costruttivo e a una attenta considerazione da parte del board di Tim e del management delle proposte di Elliott per la creazione di valore, compreso il ritorno del dividendo al momento giusto, valutare alternative per Netco (la rete) dopo la separazione legale e la conversione delle azioni Risparmio”. E’ quanto si legge in una nota del fondo Usa, che conferma il totale sostegno ad Amos Genish e all’intero management, spiegando di essere completamente allineati al piano industriale presentato da Genish.
La reazione dei mercati, già negativa nelle ore immediatamente precedenti alla votazione, si è confermata tiepida anche dopo il risultato ufficiale: in un giornata positiva per il Ftse Mib, inizialmente il titolo Telecom Italia è stato tra i peggiori, con una perdita che nel pomeriggio era ancora di circa l’1%, a 0,829 euro per azione ma che poi si è ridotta, tant’è che il titolo ha chiuso con un rialzo del 2%, superiore alla media del mercato. Decisivo, per la vittoria del fondo Elliott, è stato il voto dei piccoli azionisti e presumibilmente della Cassa Depositi e Prestiti, che detiene il 4,93% del capitale sociale.
Significativo per comprendere come abbia votato la Cassa, controllata a maggioranza dal ministero dell’Economia, è anche il tweet riferito a Tim del ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda: “Performance di borsa a parte, importante che diventi una vera public company, che i conflitti di interesse con gli azionisti (il riferimento sembra essere a Vivendi, ndr) non la danneggino più e che si acceleri su separazione rete. Monitoreremo con attenzione”. E la separazione legale della rete fissa è, non a caso, uno dei cardini del piano di Elliott.
Che Cdp si sia schierata con il fondo americano ha suscitato le ire dei francesi. La vittoria di Elliott “non è stata decisa dal mercato” ma “dal fatto che la controllata dal governo Cdp ha votato per un hedge fund americano invece che per un socio di lungo termine industriale”, è intervenuto nuovamente Simon Gillham, dando quindi per scontato che la Cdp abbia sostenuto gli americani. “Siamo sorpresi da questo. Ci domandiamo come un azionista controllato dal governo con soldi pubblici possa votare per un hedge fund americano di breve termine che fa copertura della sua quota e che quindi non è qui per il lungo termine”, ha aggiunto Gillham.