E’ iniziata l’assemblea dei soci di Telecom Italia, decisiva per il futuro controllo della società di telecomunicazioni, chiamata a deliberare sulla composizione del board che guiderà la compagnia. Il board attuale, per il cui rinnovo spinge l’azionista di maggioranza Vivendi (che detiene il 23,94% del capitale sociale), è formato dal presidente dimissionario Arnaud de Puyfontaine, dall’amministratore delegato Amos Genish e dal vicepresidente Franco Bernabé, che sta conducendo i lavori dell’assemblea che si svolge a Rozzano, alle porte di Milano.
Assemblea molto partecipata: gli azionisti presenti sono quasi 4.200 e rappresentano due terzi del capitale sociale, per la precisione il 66,7735%, un’affluenza molto alta e persino superiore a quella già alta dell’assemblea dello scorso 24 aprile. In apertura di lavori il presidente in carica, Franco Bernabè, ha ricordato che gli azionisti rilevanti sono Vivendi con il 23,94% del capitale, Paul Singer con l’8,85% del capitale (attraverso il fondo Elliott) e Cassa Depositi e Prestiti con il 4,78% del capitale. Il fondo Elliott punta ad entrare nel board, per il quale sottopone al voto degli azionisti una propria lista che vedrebbe 10 nomi nuovi nel Cda, con Fulvio Conti presidente e Amos Genish confermato amministratore delegato.
La previsione è che l’assemblea di oggi potrebbe decretare una prima svolta verso la public company, con il raid del fondo Elliott, sostenuto da Cdp, che potrebbe far fuori dalla governance del gruppo tlc i francesi di Vivendi. Tra i progetti di Elliott ci sarebbero quello di valorizzare la rete Telecom (il prezioso ultimo miglio in rame), vendendola e fondendola con Open Fiber. Ciò farebbe nascere una “Terna” della rete in fibra con il compito di proiettare l’Italia nel futuro ravvicinato di un mondo a 100 Giga. La sensazione è che l’inerzia sia dalla parte degli americani sostenuti, stando ai primi interventi dei piccoli investitori, anche dai piccolo azionariato.
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Fare dialogare i due rivali – Elliott e Vivendi – non è semplice e sebbene sia questo il tentativo dell’amministratore delegato Amos Genish – che è gradito a entrambe le parti ma minaccia di lasciare il gruppo se il suo piano industriale non sarà sostenuto dai vincitori, quali che siano – rischia di lasciare insoddisfatti gli uni e gli altri. Nel pomeriggio il voto decisivo, sul rinnovo del consiglio di amministrazione.