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L’industria traina il Pil italiano ma va a più velocità

FOCUS BNL – Oltre la metà dell’aumento della produzione industriale italiana è dovuta al settore dei macchinari e dei mezzi di trasporto – Molto bene anche l’alimentare e il farmaceutico, mentre la situazione resta critica nel tessile, abbligliamento e calzature – Sempre deludenti le costruzioni – I servizi hanno recuperato quasi interamente quanto perso nella crisi

L’industria traina il Pil italiano ma va a più velocità

Nel 2017, il Pil italiano è aumentato dell’1,5%, portando la crescita dall’inizio della ripresa al 3,5%. A livello settoriale, l’economia trae beneficio dall’accelerazione del manifatturiero: il valore aggiunto è aumentato di quasi il 7% in termini reali, contribuendo per circa un terzo della crescita totale.

Dall’inizio della ripresa, oltre la metà dell’aumento della produzione è spiegato da quanto accaduto nel settore dei macchinari e in quello dei mezzi di trasporto. La situazione rimane, invece, critica nel comparto del tessile, abbigliamento e calzature, proseguendo una fase d’indebolimento che ha interessato tutti gli
ultimi venti anni. L’alimentare e il farmaceutico sono gli unici settori del manifatturiero a presentare un livello produttivo più alto sia nel confronto con il 2007 che con la metà degli anni Novanta.

La ripresa italiana continua, invece, ad essere penalizzata dalla deludente dinamica delle costruzioni, che, dopo aver sofferto otto anni di continue flessioni, hanno registrato solo un piccolo recupero negli ultimi due anni, mantenendo una perdita in termini di valore aggiunto superiore ai 30 punti percentuali. I servizi hanno, invece, quasi interamente recuperato quanto perso.

La ripresa dell’economia italiana riflette il robusto incremento delle esportazioni, che si sono avvicinate ai 450 miliardi di euro. Una crescita significativa ha interessato le vendite negli Stati Uniti, trainate dal comparto dei mezzi di trasporto, e quelle in Cina, arrivate ad assorbire circa il 3% del totale, mentre alcune incertezze sono emerse nelle esportazioni verso la Francia. Il calo del prezzo del petrolio ha, invece, penalizzato le vendite nei paesi OPEC.

Nonostante la ripresa, nel confronto con le altre principali economie europee, l’Italia mostra una persistente criticità nell’accrescere in modo stabile la ricchezza complessiva, rendendo difficile la percezione dei benefici per la collettività derivanti dal ritorno a tassi di crescita positivi. Il Pil pro-capite è passato da 18.140 euro nel 1996 a 28.340 nel 2017. Negli ultimi venti anni, si è, però, ampliata la distanza rispetto alla Francia (34.150) e alla Germania (39.550), mentre si è ridotto il vantaggio con la Spagna (25.000).

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