L’ex presidente catalano Carles Puigdemont è stato ufficialmente incriminato e rinviato a giudizio per ribellione insieme ad altri 12 leader indipendentisti. Lo ha deciso il gip del Tribunale supremo spagnolo, Pablo Llarena. In caso di condanna potrebbe rischiare 30 anni di carcere.
CATALOGNA, I LEADER A PROCESSO
Insieme al destituito Governatore della Generalitat saranno formalmente incriminati anche l’attuale candidato alla presidenza Jordi Turull, l’ex vicepresidente della Catalogna Oriol Junqueras (attualmente in carcere), l’ex presidente del Parlament, Carme Forcadell, e la leader di Erc Marta Rovira. A processo finiranno anche sei ex consiglieri (Joaquim Forn, Raül Romeva, Clara Ponsatí, Josep Rull, Toni Comín y Dolors Bassa), l’ex presidente dell’Assemblea Nazionale Catalana, Jordi Sànchez e quello dell’Omnium Cultural Jordi Cuixart.
Non solo, altri 5 ex membri del Governo catalano (Meritxell Borràs, Lluis Puig, Carles Mundó, Santi Vila y Meritxell Serret) finiranno a processo per disobbedienza e malversazione, mentre per cinque ex membri del Parlamento l’incriminazione è solo per disobbedienza.
Come spiega El Pais, “Puigdemont, Junquera e i sette ex consiglieri incriminati per il reato di ribellione, finiranno a processo per malversazione”.
Parlando in parole povere: tutti i leader delle più importanti istituzioni catalane che hanno contribuito ad avviare il processo indipendentista, poi bloccato dal Governo di Madrid, saranno processati e rischiano trent’anni di carcere per ribellione. In numeri: 25 dei 28 politici sotto indagine fino ad ora sono finiti a processo. Si salva Artur Mas, ex presidente della Generalitat prima di Puigdemont.
Tot el meu suport i escalf als consellers i diputades que avui han de declarar davant dels qui no entenen la democràcia. Estimades @ForcadellCarme, @dolorsbassac i @martarovira, un immens agraïment pel vostre compromís i la tasca que heu fet aquests anys. Estem al vostre costat!
— Carles Puigdemont ? (@KRLS) 23 marzo 2018
CATALOGNA SENZA UN PRESIDENTE
In questo contesto, il Parlamento della Catalogna non è ancora riuscito ad eleggere il nuovo presidente della Generalitat. Dopo la rinuncia di Carles Puigdemont e Jordi Sànchez (il primo in autoesilio a Bruxelles, il secondo in prigione), la maggioranza indipendentista aveva “ripiegato” sull’ ex portavoce del governo Jordi Turull, ma nel corso della seduta tenutasi ieri, 22 marzo, l’astensione dell’ultra sinistra indipendentista, la Cup, ha bloccato il cosiddetto «Piano T». Un colpo di scena che non ha consentito di conquistare la maggioranza assoluta del Parlament, necessaria per l’elezione del nuovo presidente al primo turno.
La Cup ha spiegato: “Non possiamo condizionare la nostra azione politica all’azione repressiva dello Stato. Fin dal primo momento abbiamo detto che avremmo continuato la nostra azione con un programma di governo per questa legislatura. Quello di essere coraggiosi e continuare il mandato del primo ottobre”.
Ricordiamo che anche Tarull è incriminato e oggi dovrà presentarsi al giudice che deciderà se arrestarlo. Proprio per questo la seduta di investitura era stata convocata per ieri in fretta e furia. Lo scopo era quello di arrivare all’elezione del nuovo presidente prima del suo possibile arresto. Tentativo fallito.
A tre mesi dalle elezioni indette dal Governo di Madrid, la Catalogna è ancora senza un Presidente, mentre il percorso verso l’indipendenza sembra essersi – forse definitivamente – arenato.