Un sondaggio condotto da Barclays su 335 investitori che rappresentano oltre mille miliardi di dollari di investimenti ha rivelato che, anche quest’anno, l’industria degli hedge fund dovrebbe continuare a beneficiare di maggiori allocazioni da parte di fondi pensione e family office, a scapito degli investimenti in fondi tradizionali.
Rispetto al passato però, l’interesse degli investitori si concentra soprattutto su strategie quantitative e macro, mentre quelle più in voga negli ultimi anni (long/short e event driven) vengono considerate meno interessanti in questo contesto di mercato.
Cosa guida queste scelte da parte di investitori così sofisticati? Siamo in una fase avanzata del ciclo economico e di mercato, soprattutto negli Stati Uniti, ed è quindi normale che gli investitori cerchino una maggiore diversificazione su asset class meno legate all’andamento dei listini. Infatti, gli hedge fund si danno come obiettivo la protezione del capitale, offrendo rendimenti asimmetrici rispetto alle principali asset class.
Inoltre, in considerazione delle politiche monetarie espansive che perdurano da anni e dei bassi rendimenti, l’universo obbligazionario offre opportunità limitate e, anzi, potrebbe rivelarsi vulnerabile nel caso di aumenti dei tassi d’interesse più repentini del previsto. Gli hedge fund si propongono quindi come un’alternativa per gli investitori in cerca di maggiori rendimenti senza voler incrementare la componente azionaria.
In effetti, l’esperienza insegna che, nei precedenti cicli di rialzo dei tassi statunitensi (1994-1995, 1999-2000 e 2004-2006), gli hedge fund sono risultati l’asset class più performante, offrendo un valido complemento ai tradizionali investimenti in azioni e obbligazioni. Nell’ambito di un portafoglio ben diversificato, gli alternativi possono contribuire a ridurre la volatilità e offrire rendimenti meno correlati all’andamento del mercato.