Carles Puigdemont sembra fare scuola. In Catalogna continua la moda dell’auto-esilio, una pratica che però i giudici spagnoli preferiscono denominare “latitanza”.
Dopo l’ex presidente catalano, oggi è toccato ad Anna Gabriel, ex deputata e numero uno dalle Cup (il partito ultra indipendentista che ha sempre spinto per la secessione di Barcellona da Madrid senza se e senza ma) prendere un aereo e andare all’estero allo scopo di evitare le conseguenze penali che potrebbero abbattersi su di lei a causa di quanto accaduto in Catalogna nel corso degli ultimi mesi. Gabriel ha però deciso di non raggiungere Puigdemont e gli altri quattro ex ministri catalani in Belgio, preferendo invece la Svizzera, dove è intenzionata a chiedere “asilo politico” perché, a suo parere, in Spagna non le sarebbe garantito un giusto processo.
Domani mattina Gabriel si sarebbe dovuta presentare al Tribunal Supremo di Madrid per essere interrogata in qualità di indagata nell’inchiesta sulla presunta ribellione in Catalogna. L’accusa nei suoi confronti è di ribellione.
Sembra imminente, a questo punto, la reazione dei giudici spagnoli che, secondo i media iberici. emetteranno un mandato d’arresto nei confronti dell’ex deputata.
Nel frattempo la Catalogna continua a rimanere senza un leader regionale, preda di un circolo vizioso che pare irrisolvibile. Il Parlamento ha scelto di ridare fiducia a Carles Puigdemont che però, per essere investito deve necessariamente ritornare in Spagna. Ma nel momento in cui metterà piede sul suolo iberico, l’ex numero uno della Generalitat verrà immediatamente arrestato.
In base alle ultime indiscrezioni pubblicate da La Vanguardia, i partiti indipendentisti avrebbero raggiunto un accordo: Puigdemont verrà eletto “simbolicamente” il prossimo 27 febbraio in una sala del parlamento belga. Il President deposto designerebbe poi come candidato presidente ‘effettivo’ il numero due della sua lista JxCat, Jordi Sanchez.
Peccato che questa “elezione simbolica” potrebbe non avere alcun valore legislativo. Oggi, l’ufficio di presidenza del Parlament catalano ha rinviato per la seconda settimana consecutiva l’esame di una riforma del regolamento, proposta dal gruppo JxCat (partito di Puigdemont), volta a consentire la rielezione a distanza dell’ex presidente auto-esiliatosi a Bruxelles.
La corte costituzionale di Madrid ha infatti posto il veto sull’investitura a distanza. A questo punto, il presidente del Parlamento catalano, Roger Torrent, ha deciso di mettere la riforma in standby e chiedere ai servizi giuridici un parere preliminare sulla ammissibilità della riforma. Il rischio, neanche a dirlo, è che la misura venga considerata illegale dal Tribunale Supremo, continuano ad oltranza un braccio di ferro che dura ormai da quasi cinque mesi.