Il Gruppo Sapio, tra i leader italiani nella produzione e nella distribuzione di gas tecnici, e la canadese Xebec Adsorption Inc., fornitore globale di soluzioni per la generazione, purificazione e filtrazione del gas, annunciano la firma di un accordo di collaborazione per lo sviluppo sul territorio nazionale di infrastrutture di upgrading per la produzione di biometano da biogas, sia di provenienza agricola sia da frazione organica di rifiuti solidi urbani.
L’accordo rientra nella strategia di crescita del Gruppo Sapio, che punta a diventare player di riferimento nel settore dell’energia pulita e rinnovabile e protagonista della transizione energetica in atto.
“Sapio è fortemente impegnata a diventare punto di riferimento per tutti gli attori della filiera del biometano sia gassoso sia liquido criogenico, dalla produzione di biogas agli utilizzatori finali – ha commentato Andrea Dossi, Vicepresidente del Gruppo – proponendosi come interlocutore unico con soluzioni flessibili, sicure e affidabili sul lungo periodo. Il nostro obiettivo è essere parte attiva nella crescita del suo utilizzo e rendere più accessibile alle future generazioni un biocombustibile ed energia pulita e rinnovabile”.
Sapio, che collaborerà con Xebec nello sviluppo della filiera su tutto il mercato nazionale, darà in questo modo il proprio contributo alla crescita sostenibile del Paese, fortemente impegnato nella decarbonizzazione del sistema energetico secondo quanto previsto dalla Direttiva Europea per l’Energia Rinnovabile.
Intanto la filiera italiana del biogas e del biometano in agricoltura, la seconda per grandezza in Europa e la quarta al mondo, si riunisce oggi a Roma al Nazionale Spazio Eventi – Rome Life Hotel per il secondo e ultimo giorno del summit annuale Biogas Italy. L’evento – patrocinato da Presidenza del Consiglio dei Ministri, MiSE, MiPAAF e MATTM – ha coinvolto i massimi esperti internazionali del settore per fare il punto sul ruolo del comparto del gas rinnovabile da agricoltura nelle pressanti sfide ambientali che attendono il nostro Paese.
Le aziende agricole italiane produttrici di biogas sono tra le più avanzate al mondo nel settore. L’eccellenza del “modello italiano” è riconosciuta anche dal gruppo di ricerca internazionale coordinato dal professor Bruce Dale della Michigan University, già consulente del governo USA, e comprendente i professori Jorge Hilbert dell’INTA Argentina, Jeremy Woods dell’Imperial College London, Tom Richard della Penn State University e Kurt Thelen della Michigan State University. Il gruppo del prof. Dale ha decretato la possibilità e l’opportunità di “esportare” il modello italiano del Biogasfattobene® ad altre latitudini, per rispondere già oggi alle necessità pressanti di riduzione delle emissioni, di produzione energetica rinnovabile e di valorizzazione economica delle aziende agricole. Secondo le stime del gruppo di lavoro, l’Argentina potrebbe sostituire completamente le importazioni di gas naturale con biogas prodotto con il metodo Biogasfattobene®; negli USA le potenzialità del Biogasfattobene® potrebbero superare del 20% quelle del gas di origine fossile.
“Il biogas non è una bioenergia come le altre – dichiara Piero Gattoni, Presidente del CIB – Consorzio Italiano Biogas – in quanto, se “fatto bene”, non solo produce energia rinnovabile e programmabile, ma diventa anche uno strumento essenziale per decarbonizzare le pratiche agricole correnti, rendendo concreta la prospettiva di un’agricoltura carbon negative. Tutto ciò è perseguibile grazie alla maggiore capacità produttiva del suolo e a pratiche agronomiche che favoriscono lo stoccaggio del carbonio nel terreno”.
Il gas rinnovabile può avere un ruolo fondamentale nel permettere al nostro Paese di raggiungere gli obiettivi imposti dagli Accordi di Parigi e di arrivare altraguardo di un’economia a emissioni zero entro il 2050. Secondo stime CIB, l’Italia sarebbe nelle condizioni di raggiungere una produzione di 10 miliardi di m3 di biometano al 2030, di cui almeno 8 da matrici agricole pari a circa il 15% dell’attuale fabbisogno annuo di gas naturale e ai due terzi della potenzialità di stoccaggio della rete nazionale. Uno studio presentato oggi dalla società di consulenza ambientale Althesis parte da questa stima per definire uno scenario al 2050, dove un potenziamento della produzione di biometano potrebbe evitare emissioni di CO2 per 197 mln di tonnellate. Lo sviluppo della filiera consentirebbe, inoltre, già entro il 2030, di creare oltre 21mila posti di lavoro e di generare un gettito tributario di 16 mld di € tra imposte sulle imprese e fiscalità di salari e stipendi. Le ricadute economiche complessive al 2030 si misurerebbero in 85,8 mld di €, di cui 17,7 mld € nell’uso elettrico, 15 mld € nel settore dei trasporti e 53,1 mld € grazie all’immissione nella rete.
Uno studio commissionato da Gas for Climate – consorzio formato dalle principali aziende europee di trasporto di gas (Enagas, Fluxys, Gasunie, GRTgaz, Open Grid Europe, SNAM, TIGF) e da CIB ed EBA – e presentato oggi da Ecofys, società di consulenza energetica e climatica leader a livello internazionale, riconosce il ruolo fondamentale del gas rinnovabile nel percorso di decarbonizzazione dell’economia europea.
“Un impianto biogas – aggiunge Gattoni –, se connesso sia con la rete gas sia con la rete elettrica, diventa una piccola bioraffineria, flessibile e decentralizzata in grado di produrre biometano, elettricità, calore, fertilizzanti organici. Il greening della rete gas fa diventare la rete stessa un’infrastruttura che raccoglie energia rinnovabile dal territorio, la concentra, la accumula e la trasporta a costi competitivi. L’energia può essere usata dove e quando è più conveniente e nella forma più consona, come elettricità, carburante, combustibile per i fabbisogni di calore dell’industria”.
“E’ evidente che il nostro Paese si trova ad avere una risorsa verde d’inestimabile valore – conclude il Presidente CIB Gattoni – per questo chiediamo che venga sostenuta in modo adeguato: le nostre aziende hanno bisogno di un quadro normativo chiaro e definito per poter effettuare gli investimenti necessari a introdurre nelle loro attività le tecnologie più performanti e più sostenibili a disposizione sul mercato. Il varo del decreto biometano, ad oggi ancora in fase di valutazione da parte della Commissione UE, potrebbe gettare le basi per una forte crescita del nostro comparto e consentire alle nostre aziende di velocizzare il processo di decarbonizzazione dell’economia nazionale, nel rispetto degli impegni presi con gli Accordi di Parigi”.