Condividi

Siderurgia in ripresa (+2,6%), ma occhio all’Algeria

La WSA prevede un aumento dell’utilizzo di acciaio nel 2017-18, in particolare in Germania, dove la crescita del 2,1% può contare sul vantaggio competitivo dell’alta tecnologia, e in Italia (+6%). Ma si rischia di perdere un importante mercato di destinazione come l’Algeria.

Siderurgia in ripresa (+2,6%), ma occhio all’Algeria

Dopo una fase di debolezza della domanda, a partire dal 2016 l’industria siderurgica globale ha registrato una ripresa: sia i prezzi dell’acciaio che la quota di utilizzo sono tornati a crescere, con un effetto positivo sui margini di profitto, precedentemente bassi per molte imprese del settore. La World Steel Association (WSA) prevede che l’utilizzo di acciaio a livello globale aumenterà del 2,6% nel corso del 2017 e dell’1,6% nel 2018, grazie soprattutto al miglioramento del contesto economico nella maggior parte dei mercati avanzati e in via di sviluppo. Tuttavia, se l’attuale ripresa del mercato dell’acciaio è sostenuta principalmente da alcuni fattori ciclici, restano dei problemi strutturali di base.

L’acciaio continua ad essere esposto a fattori di rischio di natura politica ed economica quali, al momento, la minaccia di un crescente protezionismo, il rallentamento della Cina, la Brexit e il deflusso di capitali dai mercati emergenti. Se si materializzasse uno di questi rischi, l’effetto immediato potrebbe tradursi in un nuovo calo della domanda interna o globale di acciaio. Allo stesso tempo, i produttori e commercianti di acciaio continuano a doversi confrontare con una serie di difficoltà: l’eccesso di capacità produttiva resta un grosso problema, così come l’attuale tasso di utilizzo a livello globale è di circa il 72% che si mantiene quindi basso rispetto alla quota dell’85% precedente alla crisi del 2008.

Anche se l’attuale ripresa ha temporaneamente alleviato parte delle pressioni causate dall’eccesso di capacità produttiva di acciaio, sembra evidente che un eventuale rallentamento della domanda evidenzierebbe quanto le oscillazioni dei prezzi incidano sulla redditività delle imprese con elevati costi fissi di produzione, forti esigenze in materia di capitale e spese operative e, quindi, un alto rischio di credito. E l’instabilità delle condizioni di mercato nell’industria dell’acciaio non è favorita dalle future sfide ambientali e tecnologiche: l’industria europea dell’acciaio dovrà infatti confrontarsi con gli standard ambientali più rigidi imposti dalla UE, mentre le innovazioni tecnologiche potrebbero causare un calo della domanda da parte dei principali settori di riferimento in futuro.

Secondo gli analisti, la tendenza crescente verso la e-mobility è una di queste sfide e non si può escludere che, nel medio termine, il settore siderurgico subirà un impatto legato al calo della domanda da parte dell’industria automobilistica, un acquirente chiave del settore, a causa dello spostamento verso i motori elettrici e le vetture con carrozzeria più leggera.

Come riportato da Atradius, la produzione tedesca di acciaio è scesa dell’1,4% nel 2016 (42,1 milioni di tonnellate) a causa, soprattutto, del calo dei prezzi nel primo semestre dell’anno, della pressione sulle importazioni e dell’eccesso di capacità produttiva. I bilanci di molte imprese siderurgiche hanno fatto registrare delle perdite legate a calo delle vendite, bassi margini e svalutazione degli stock. Tuttavia, i prezzi hanno visto una ripresa a partire dal secondo semestre del 2016 e ciò ha favorito il miglioramento di margini e risultati. Inoltre, la produzione di acciaio è tornata a crescere tra gennaio e agosto 2017 (+2,1% rispetto all’anno precedente), tanto che la domanda tedesca di acciaio dovrebbe far registrare una moderata crescita nel biennio 2017-18 (rispettivamente +0,9% e +0,4%).

La situazione patrimoniale e di liquidità delle imprese siderurgiche tedesche è migliore rispetto alla media e, nel corso del 2016, i casi di fallimento per quanto riguarda le imprese siderurgiche tedesche sono scesi, non dovendo mostrare variazioni di rilievo nel 2017-18. Al momento, il settore siderurgico tedesco mostra una buona elasticità e può contare sul vantaggio competitivo offerto da prodotti ad alta tecnologia, nonché dalla solida domanda da parte dei comparti automobilistico, edile e dei macchinari. Tuttavia, il contesto di mercato si sta facendo sempre più difficile e la pressione sulle imprese siderurgiche è aumentata negli ultimi due anni.

Oltre alle problematiche legate alle tariffe punitive e alle barriere commerciali, vi sono alcune sfide strutturali, tra cui le oscillazioni dei prezzi di vendita e delle materie prime e l’eccesso di capacità produttiva, mentre il numero di concorrenti esteri provenienti da Africa, Asia e Sud America, continua a crescere, favorendo la pressione su prezzi e sui margini di profitto. Senza dimenticare il sistema di scambio delle quote di emissioni dell’UE e i costi energetici elevati in Germania che minacciano di accrescere gli oneri finanziari delle imprese siderurgiche tedesche.

Nel medio e lungo termine il calo della domanda di acciaio e metalli da parte dell’industria automobilistica, dovuto allo spostamento verso i motori elettrici e le vetture con carrozzeria più leggera, potrebbe avere un forte impatto sulle imprese siderurgiche tedesche. Per questi motivi, non si può escludere che il settore dovrà confrontarsi con ulteriori sfide nel medio termine, con vendite e margini in calo per molte imprese lungo la catena di valore, e un aumento dei casi di insolvenza e fallimento.

Anche per l’economia italiana il settore dei metalli, e in particolare la siderurgia, è di primaria importanza e contribuisce a circa il 2% del PIL. L’industria dell’acciaio ha risentito dalla forte flessione di produzione e consumi registrata nel 2009 e tra il 2011 e il 2013, a causa di una domanda debole, all’eccesso di capacità produttiva e al calo dei prezzi, con conseguenze sui margini di profitto di tutte le imprese lungo la catena di valore. Data la persistente debolezza della domanda e le importazioni a basso costo dalla Cina, la produzione siderurgica italiana è scesa di oltre il 7% nel 2015 (22 milioni di tonnellate).

Tuttavia, nel 2016 il settore ha fatto registrare una ripresa grazie soprattutto all’aumento della domanda da parte del settore automobilistico, nonché ai dazi all’importazione imposti sull’acciaio proveniente dalla Cina: la produzione di acciaio è allora cresciuta del 6%, sostenuta dall’incremento della produzione dei prodotti piani, mentre i prodotti hanno registrato soltanto un modesto aumento. Secondo Atradius, la produzione siderurgica è cresciuta ulteriormente dell’1,7% tra gennaio e agosto del 2017: i prezzi di vendita sono tornati a salire e le esportazioni beneficiano del tasso di cambio favorevole dell’Euro.

Tuttavia, fino al 2018 non è prevista una reale ripresa delle vendite di acciaio sul mercato interno, considerando che la domanda da parte dell’edilizia, che rappresenta circa il 50% del consumo di acciaio, ha sinora mostrato soltanto una modesta ripresa. Le esportazioni potrebbero subire l’impatto legato al mercato algerino, insieme alla Germania una delle destinazioni principali dell’industria siderurgica italiana, che dovrebbe diventare autosufficiente entro la fine del 2018. In questo contesto la ripresa dei prezzi di vendita di acciaio e metalli, insieme alle esportazioni e al miglioramento della domanda interna, ha contribuito a migliorare i margini di profitto delle imprese nel corso del 2017.

I ritardi di pagamento e le insolvenze sono scesi nel 2016 e dovrebbero mantenersi stabili o in ulteriore flessione anche quest’anno. Tuttavia, le imprese che operano sul mercato interno continuano a doversi confrontare con la lentezza dei pagamenti da parte dei propri clienti. Gli analisti sono particolarmente prudenti nei confronti dei distributori e dei centri di servizi siderurgici, che contano un gran numero di imprese relativamente piccole e a basso valore aggiunto, con margini di profitto limitati e fortemente indebitate. Ecco allora che se, da una parte, l’aumento dei prezzi favorisce le acciaierie, dall’altra potrebbe creare problemi ai distributori in termini di maggiori esigenze di capitale circolante.

Commenta