“Il ministro Boschi mi chiese se fosse possibile per Unicredit ipotizzare un acquisto di Banca Etruria. Risposi che per richieste del genere non ero in grado di dare alcuna risposta, che avevamo già avuto un contatto con la Banca e avremmo dato una risposta eventualmente alla Banca stessa, in totale autonomia e indipendenza da parte nostra. Cosa su cui il ministro convenne”. Queste le parole dell’ex amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, ascoltato oggi dalla commissione d’inchiesta parlamentare sulle banche. Ieri era toccato al governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco.
“Una delle ragioni per cui il ministro Boschi mi chiese di valutare un ingresso in Etruria anziché in Montepaschi era legata alle dimensioni della Banca – ha aggiunto Ghizzoni – Etruria era più piccola e quindi l’intervento di Unicredit sarebbe stato più semplice. Fu una richiesta che considerai abbastanza normale. Soprattutto, il Ceo di una Banca come Unicredit deve essere in grado di mettere in chiaro che qualsiasi richiesta venga da qualsiasi parte è Unicredit a prendere la decisione finale. Un messaggio assolutamente condiviso dal ministro Boschi. Per me non c’era nulla da nascondere. Due giorni dopo parlai di questo colloquio anche col capo di MMA dissi ai miei colleghi di continuare a lavorare in totale indipendenza”.
Ghizzoni, insomma, ha negato di aver subito pressioni: “Sapevo della parentela del ministro Boschi [con il vicepresidente di Etruria, che era suo padre, ndr], ma per me era una cosa irrilevante. Una pressione ci sarebbe stata se mi avesse detto seccamente di acquisite Etruria, cosa che avrei giudicato inaccettabile. Invece mi chiese se fosse possibile per noi valutare un’acquisizione. La richiesta c’è stata ma non ha leso la nostra capacità di intervenire in maniera indipendente”.
L’ex ad di Unicredit ha poi fatto una precisazione: “In maniera più specifica, il ministro Boschi mi manifestò la sua preoccupazione non tanto per le banche toscane, Mps ed Etruria, quanto per l’impatto negativo che le crisi bancarie avrebbero potuto avere sul territorio toscano, come una riduzione dell’offerta del credito a famiglie e imprese, soprattutto alle piccole imprese, che sono il cuore dell’economia toscana. Feci presente da parte mia che condividevo questo aspetto: poteva esserci questo impatto negativo, ma pensavo che altre banche sane avrebbero preso le posizioni abbandonate dalle banche più in difficoltà. Il vero tema fu come ridurre l’impatto negativo sull’economia toscana. Immagino che avesse a che fare anche con il fatto che lì era il suon collegio elettorale di competenza“.
L’incontro terminò quindi con questo accordo, “che l’ultima parola spettava a Unicredit, che avrebbe agito esclusivamente nel proprio interesse – ha detto ancora Ghizzoni – Fu un colloquio cordiale: personalmente non avvertii pressioni da parte del ministro. Da quel momento in poi non ci furono ulteriori contatti”.
Poi però Ghizzoni ha rivelato anche di aver ricevuto “una mail da Marco Carrai il 13 dicembre. Diceva: ‘Solo per dirti che su Etruria mi è stato chiesto di sollecitarti, se possibile e nel rispetto dei ruoli, per avere una risposta’. La mia prima reazione fu di pensare a chi potesse aver chiesto questo sollecito a Carrai. Mi venne di escludere la Banca. Alla fine, non chiesi alcun chiarimento a Carrai per non aprire altri canali di comunicazione. Gli risposi confermando che stavamo lavorando e che avremmo contattato i vertici di Etruria. Per me l’unico canale possibile era quello istituzionale fra Banca e Banca. Solo quello”.
Successivamente, rispondendo ad una domanda in commissione rivoltagli dal presidente Pier Ferdinando Casini, Ghizzoni ha detto di non avere registrato alcun cambio di atteggiamento da parte del governo nei confronti della Banca dopo aver comunicato alla stessa Etruria che – alla luce delle valutazioni interne – l’acquisizione non era possibile.
L’ex ad di Unicredit ha poi chiarito che la risposta a Etruria arrivò il 29 gennaio 2015: “Avevamo deciso di non investire in Banca Etruria per più di una ragione. La più importante era che nel frattempo era arrivata la comunicazione della Bce con ratio patrimoniali alzati per tutte le banche. Solo l’intervento sulla good bank richiedeva un assorbimento di capitale di 27 basis point, che corrispondeva a circa un miliardo. Era impossibile un investimento del genere senza garanzie sul ritorno. Da quel momento in poi anche con Banca Etruria non ci furono più contatti e la banca fu commissariata l’11 febbraio”.
Infine, Ghizzoni ha spiegato che Unicredit ha valutato la possibilità dell’acquisizione per ragioni economiche: “Se la banca fosse stata commissariata sarebbe intervenuto probabilmente il fondo di tutela dei depositi, in cui Unicredit ha il 18%. Volevamo capire se ci sarebbe costato di più intervenire prima o dopo”.