Rientra l’emergenza gas. Nella notte infatti forniture di gas all’Italia attraverso l’Austria sono state riattivate, dopo aver risolto l’emergenza creata dall’incidente di uno dei principali snodi della distribuzione in Europa, a Baumgarten an der March, che tra l’altro ha provocato un morto e diversi feriti. Già martedì sera l’annuncio di Snam, che aveva comunicato che le autorità austriache hanno autorizzato la ripresa delle operazioni di trasporto del gas dopo la temporanea interruzione dei flussi lungo il gasdotto Trans Austria Gasleitung (TAG) verso l’Italia. Secondo il Ceo di Snam, Marco Alverà, “le tre linee del TAG, il gasdotto che porta il gas russo in Italia, non sono state impattate”. Il flusso è ripreso al 100%.
Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ha parlato di “forte sbilanciamento, ma di un giorno solo” e martedì sera durante la puntata di Porta a Porta aveva comunque garantito che “abbiamo riserve per andare avanti 5-6 giorni anche in caso di chiusura totale delle forniture”. Anche Snam aveva diffuso un comunicato con il quale tranquillizzava sulla situazione italiana: “La sicurezza del sistema italiano è intanto garantita dagli stoccaggi messi a disposizione da Snam”.
Il tema ora è quello dei prezzi, che si sono immediatamente impennati. Il ministro Calenda ha rassicurato che non dovrebbero esserci rincari per i consumatori (non per le famiglie, forse per le imprese), ma intanto il prezzo all’ingrosso del gas ieri si è impennato dell’87% a 44,50 euro per megawattora. In forte aumento anche i prezzi del gas scambiato sul mercato britannico (+32%, il livello più alto dal 2013) poiché in UK mancano gli stoccaggi e quindi le famiglie sono più esposte alle oscillazioni di prezzo: si parla di un possibile aumento di circa il 5% sulle bollette del gas.
L’incidente ha fatto tornare d’attualità il dibattito sul Tap. “Il Tap è necessario – ha detto Calenda -, abbiamo una dipendenza energetica del 45 % con picchi di due terzi nella stagione fredda e non possiamo stare in questa situazione: già nel 2009 durante la crisi ucraina avemmo un problema molto più grande di questo: ecco perché il gasdotto Tap è fondamentale, perché è una diversificazione di fonte, peraltro fatta a spese di chi il gas lo porta, quindi non dello Stato, così come lo è l’Eastmed, l’altro gasdotto su cui stiamo lavorando, che porterà il gas da Israele. Dobbiamo avere più fonti di gas, che è la grande energia di transizione, visto che noi usciremo dalla produzione a carbone di energia elettrica, entro il 2025″.
Sulla diversificazione è intervenuto anche anche Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, che ha anche confermato che il prezzo del gas “sta salendo”. “L’hub austriaco copre il 30% del fabbisogno italiano: solo martedì avremmo dovuto importare 57 milioni di metri cubi. Il gas ha vissuto un problema che è normale quando l’Italia, come l’Europa, fa dell’import su tutto (il 90% l’Italia, il 70% l’Europa) ed è energia necessaria per produrre elettricità. E’ avvenuta questa fragilità che può essere sconfitta solo con la diversificazione”.