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Etruria, Bankitalia si difende: “Nessuna pressione su fusione con Pop Vicenza”

Di fronte alla Commissione d’Inchiesta sulle banche, il responsabile della vigilanza di Bankitalia si difende dalle accuse: “Mai chiesto, incoraggiato o favorito l’operazione” – Sulle quattro banche “vigilanza incalzante”

Etruria, Bankitalia si difende: “Nessuna pressione su fusione con Pop Vicenza”

Bankitalia risponde alle accuse circa le presunte pressioni esercitate allo scopo di favorire la fusione tra Banca Etruria e Banca Popolare di Vicenza.

La FUSIONE ETRURIA E VICENZA

Via Nazionale non ha mai “chiesto né incoraggiato né tanto meno favorito la Popolare Vicenza ad acquisire Banca Etruria”. Lo dice chiaramente Carmelo Barbagallo, responsabile della vigilanza della banca centrale italiana nel corso dell’audizione alla Commissione d’inchiesta sulle banche.

Non solo, “la vigilanza non disponeva di elementi per contrastare a priori tale iniziativa che, se si fosse tramutata in istanza formale, sarebbe stata approfondita”, ha continuato Barbagallo, spiegando che quando l’istituto veneto, nel 2014, espresse il proprio interesse nei confronti di quello aretino, per la Banca d’Italia “la situazione di Vicenza in quel momento risaliva all’ultima ispezione del 2012 da cui emergeva un’ampia capienza patrimoniale, senza una rischiosità enorme. Era una banca nella media. Solo con il “comprehensive assessment” del 2014 scoprimmo una situazione diversa”

IL COMMISSARIAMENTO DI ETRURIA

Poi un ulteriore precisazione: la Banca d’Italia non chiese il commissariamento della Banca Etruria perché aveva rifiutato l’offerta della Popolare di Vicenza per il matrimonio “ma per le perdite patrimoniali, perché il patrimonio si era azzerato”.Questa la risposta di Barbagallo che risponde alle domande di un commissario in bicamerale che gli chiede conto delle affermazioni del Procuratore capo di Arezzo Roberto Rossi che davanti alla Commissione d’inchiesta ha evidenziato la stranezza del presunto sostegno dell’offerta di Vicenza da parte di via Nazionale.

Riguardo alle sanzioni comminate al cda di Arezzo il funzionario aggiunge che era dal dicembre 2013 che Banca d’Italia diceva alla banca di Arezzo “pensa a salvarti, integrati con chi ti pare ma salvati” e dopo un anno e mezzo, nel maggio 2014, il cda di Banca Etruria ancora indica di voler perseguire l’autonomia della banca.

LE QUATTRO BANCHE IN RISOLUZIONE

Sulle quattro banche poste in risoluzione nel novembre del 2015 dal Governo Renzi, Barbagallo rimanda le accuse al mittente, sostenendo che “l’azione della Vigilanza è stata incalzante”. Secondo il funzionario “le irregolarità sono state portate tempestivamente a conoscenza dell’autorità giudiziaria”, ma “le risposte delle quattro banche sono state insoddisfacenti” e le “autorità di vigilanza non possono sostituirsi ai soggetti vigilati per evitare che la situazione degeneri”.

Il funzionario ha poi fatto riferimento alla governance dei quattro istituti, “risultata fortemente inadeguata in tutte le sue articolazioni”.  Barbagallo ha precisato che “sulla qualità della governance di tre di queste banche (Marche, Chieti e Ferrara) ha inciso la strategia delle Fondazioni, volta a conservare un ruolo dominante; ne sono conseguiti una riluttanza a ricorrere al mercato dei capitali e atteggiamenti ostili a soluzioni aggregative. Di segno non diverso i problemi della Popolare dell’Etruria, dove al debole controllo degli azionisti ha fatto riscontro l’autoreferenzialità dei vertici aziendali, decisi a mantenere condizioni di autonomia anche a fronte di una situazione sempre più critica”.

Parlando della decisione del Governo di porre in risoluzione le 4 banche, Barbagallo ha spiegato che l’intervento adottato è stato “gravoso per gli azionisti, per i sottoscrittori di obbligazioni subordinate, per il sistema bancario”, ma è servito per evitare “due due soluzioni alternative ben più distruttive: il bail-in o la liquidazione coatta”

“In entrambi i casi le conseguenze sistemiche sarebbero state ben più gravi rispetto a quella della risoluzione”, ha concluso.

I RAPPORTI CON LA CONSOB

Negli ultimi mesi del 2013, Banca d’Italia e Consob ebbero “diversi incontri” per parlare di Banca Etruria e sulle ispezioni effettuate. Nel dettaglio, “il 17 dicembre 2013 i rappresentanti delle due autorità approfondirono quanto emerso dall’ispezione. E la Consob comunica che è in corso un’istruttoria per l’approvazione di un supplemento al prospetto (sui bond subordinati che l’istituto avrebbe dovuto emettere) che recepisca tutte le informazioni al momento disponibili”. Due settimane prima, il 5 dicembre, Via Nazionale aveva inviato una lettera per richiedere “l’integrazione con un partner di elevato standing».

“Il 6 dicembre – prosegue Barbagallo –  viene inviata alla Consob una lettera che riassume puntualmente le criticità emerse nel rapporto ispettivo”.

L’INTERVENTO DELLA UE

Il responsabile della vigilanza ha inoltre spiegato che la Commissione Europea decise di bloccare l’eventuale salvataggio delle banche da parte del Fondo interbancario poiché considerato “aiuto di Stato”. Opinione condivisa anche dalla Bce.

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