La notizia che la Giustizia americana potrebbe ridurre da 14 a 5,4 miliardi di dollari la multa inflitta a Deutsche Bank per lo scandalo dei subprime ha favorito il rimbalzo in Borsa del colosso tedesco, che, dopo essere arrivato a perdere fino al 7%, ha recuperato nel finale ed è provvisoriamente tornato ieri in territorio positivo. Ma la speculazione resta in agguato verso quella che il Fondo Monetario Internazionale considera “la principale minaccia sistemica per la stabilità finanziaria globale”.
Sul disastro della Deutsche Bank, che in Germania si accompagna a quello della Volkswagen e della Commerzbank, colpisce però non soltanto l’incapacità del management ma l’insostenibile politica dei due pesi e delle due misure che la Vigilanza della Bce, giustamente bacchettata per la sua miopia del presidente Mario Draghi, ha praticato e pratica verso Deutsche e verso Mps.
Il Monte dei Paschi, se si è ridotto come s’è ridotto, ha certamente le sue responsabilità e una zavorra di crediti deteriorati, dovuti alla disinvolta vicinanza con la politica locale,di cui solo ora cerca faticosamente di liberarsi. Ma, con le sue continue e del tutto opinabili richieste di aumenti di capitale, la Vigilanza della Bce ha letteralmente massacrato la banca senese e, anzichè favorirne la messa in sicurezza, ha fatto di tutto e più di tutto per affossarla e complicarne la rinascita.
Tutto il contrario è stato l’atteggiamento, che definire troppo indulgente è solo eufemistico, che la Vigilanza Bce ha riservato alla Deutsche Bank, davanti alla quale ha ripetutamente chiuso gli occhi, come acutamente ricorda oggi sul “Corriere della Sera” Federico Fubini, sia sugli esorbitanti costi legati che sull’entità dei derivati.
“Benchè la banca tedesca fosse già coinvolta in 7.800 cause e benchè le penalità le sarebbero costate 6,8 miliardi di perdite nel 2015 e oggi incombano altre multe per oltre 5 miliardi”, l’Eba non ne tenne conto e la Bce promosse la Deutsche negli stress test dell’autunno del 2014. Ma i trattamenti di favore della Bce verso i tedeschi non finiscono qui. Nello stesso 2014 il Meccanismo unico di vigilanza della Bce “prese per buone le stime della Deutsche Bank quanto al valore di un portafoglio di derivati il cui peso lordo è di 42 mila miliardi (15 anni il reddito di un anno della Germania”, malgrado si sapesse in giro che quelle stime erano basate su arbitrari modelli interni che portavano a “valutazioni improprie” e del tutto fuorvianti.
Non è per caso che, pur superando i benevoli stress test della Bce, la Deutsche Bank abbia fallito per due anni i paralleli esami della Federal Reserve di New York, che la tiene sotto controllo perchè il 15% del bilancio della banca tedesca dipende dalle sue attività americane. Gli americani non si fidano dei bilanci della Deutsche Bank e la Borsa ne ha tratto le conseguenze, ma, vista l’incredibile differenza di trattamento riservata alla Deutsche e a Mps, in Europa è della Vigilanza della Bce che non c’è più da fidarsi. Troppi figli e figliastri.