Il Giubileo della Misericordia ha visto riuniti nella Sala Nervi del Vaticano alcune migliaia di imprenditori italiani che, con le loro famiglie, hanno segnato “una prima volta” nella centenaria e laica vita di Confindustria. Il pellegrinaggio (solo italiano) ha tuttavia permesso di mettere per qualche ora in sordina la spigolosa strada della successione a Giorgio Squinzi e un rinnovato silenzio sulle procedure di elezione che mostrano gli evidenti limiti di trasparenza di uno Statuto che va rapidamente riscritto nel solco di una tradizione associativa marcata certamente dai valori elitari ma anche di grande apertura alla discussione ed al confronto.
Un silenzio assoluto è calato sulle candidature e sulle loro proposte; le decisioni delle territoriali e delle categorie sono assunte a porte chiuse; le decisioni di voto vengono genericamente annunciate e la preferenza rinviata a tempi migliori. Persino i Giovani Industriali (un tempo innovatori del sistema e, spesso, pungolatori irriverenti delle candidature) si sono adeguati al generale clima blindato. Il loro presidente Marco Gay, in televisione il giorno dopo il Consiglio, ha glissato sulla decisione assunta limitandosi a parlare del Papa e del suo messaggio.
Questa “prigione” istituzionalizzata ha fatto emergere il ruolo suppletivo di alcuni past- president autorizzati a muoversi come patrocinatori di questo o di quel candidato ma in fondo assai contenti di essere considerati i grandi protagonisti della sala parto confindustriale. Solo Giorgio Fossa ( di vero stampo romitiano) si tiene alla larga cosi come hanno sempre fatto tutti i grandi presidenti del passato. Anche la stampa di informazione è restia a giocare la carta di un “viaggio nell’Italia confindustriale” dei suoi migliori inviati, preferendo attenersi ai comunicati e ad una evidente equidistanza nel silenzio.
D’altronde le proprietà editoriali hanno nel mirino il futuro prossimo del Sole 24 Ore. Anche per questa ragione il gossip romano detta le cadenze e l’opera dei supporters di professione è rivolta alle redazioni minori, ai pochi salotti rimasti ancora aperti, alle chiacchierate in Transatlantico con questo o quel deputato di provincia. Nelle ultime ore a sostenere la candidatura di Marco Bonometti è stato reclutato Enrico Cisnetto, una vecchia volpe del giornalismo economico e delle relazioni pubbliche.
L’ideatore delle estati cultural-mondane di Cortina e di quelle di Roma-Incontra avrà il suo bel da fare per rimettere in carreggiata una candidatura nata male e gestita peggio in barba al personaggio che ha buona impresa, carattere in bianco e nero e voglia di fare. Forse è tardi per recuperare Marco Bonometti dall’isolamento lombardo e dal diffuso scetticismo delle Tre Venezie: una candidatura in contrapposizione a quella forte di Alberto Vacchi e a quella, meritevole, di Boccia nel Sud. A Napoli vedremo nelle prossime ore se il past-president, Antonio D’Amato, riuscirà ad imporre ai campani il bresciano Marco Bonometti. Ci torneremo sopra.