Unicredit diventa public company e dà il via alla svolta sulla governance. L’assemblea ha approvato, tra le altre cose, a tre importanti novità: facoltà del Cda di presentare una lista di candidati per il rinnovo dei vertici, l‘innalzamento a due dei posti attribuiti alle minoranze e la rimozione del limite del 5% all’esercizio di voto. Un via libera atteso e già messo in conto dal mercato, ma comunque rilevante perché fa di Unicredit un colosso al passo con i grandi network bancari europei anche sotto il profilo della governance.
Entrando nel dettaglio delle novità introdotte, il riconoscimento al Cda – già applicabile a quello in carica – della facoltà di presentare una propria una propria lista di candidati “consente al Gruppo di migliorare il meccanismo di selezione – precisa una nota del gruppo – e garantisce una maggiore stabilità nell’assetto di governo societario, riducendo il rischio di mancata presentazione di liste da parte degli azionisti in un contesto di azionariato frammentato”.
“Il dialogo costante con tutti i nostri stakeholder è e deve essere un riferimento costante”, ha dichiarato il futuro presidente di Unicredit, Fabrizio Saccomanni, cooptato in novembre nel consiglio d’amministrazione. “Nella mia esperienza professionale ho potuto toccare con mano quanto questo dialogo sia fondamentale e quanto sia in grado di favorire il migliore sviluppo non solo delle singole aziende ma anche del sistema nel suo complesso. E’ quindi un elemento chiave per rafforzare ancora di più la capacità di una grande banca paneuropea come Unicredit di affrontare le sfide che ci attendono. A questo obiettivo intendo dedicarmi con il massimo impegno nello spirito di proseguire il lavoro fatto finora a favore dell’integrazione finanziaria europea”.
Aumentato poi da uno a due il numero di Amministratori tratti dalla lista seconda per numero di voti espressi. La misura assicurerà agli azionisti di minoranza una rappresentanza all’interno del Cda più stabile e sicura.
Eliminata infine la clausola statutaria che limitava l’esercizio del diritto di voto da parte degli azionisti ordinari al 5% del captale sociale. Premiato così il principio – che rappresenta una best practice internazionale – per il quale il sistema di voto è direttamente proporzionale al capitale investito, allineando così gli interessi economici al potere di voto.
Tra le altre novità emerse dall‘assemblea di lunedì – approvate con il voto favorevole del 98,6% dei presenti – anche il trasferimento della sede sociale da Roma a Milano e la conversione obbligatoria delle azioni di risparmio in azioni ordinarie.
E’ notizia di martedì invece che Unicredit Bank Hungary e Unicredit Jelzàlogbank cederanno pro-soluto all’ungherese EOS Faktor Zbt un portafoglio di Non performing loans da 44,3 milioni di euro lordi. Si tratta di mutui residenziali derivanti da contrati regolati dal diritto ungherese.
Prosegue dunque la vendita di crediti deteriorati, dopo che ad inizio novembre Uniicredit Bulbank (Bulgaria) aveva annunciato la cessione di un portafoglio di Npl di 84 milioni di euro alla norvegere B2 Kapital.
L’istituto guidato fino ad oggi da Jean Pierre Mustier ha poi lanciato la campagna di Natale 2017 di sensibilizzazione e solidarietà “Un voto, 200.000 aiuti concreti”, realizzata grazie ai Fondi Unicredit Carta E. La nuova edizione della campagna di solidarietà e sensibilizzazione “Un voto, 200.000 aiuti concreti” è partita il 1 dicembre scorso e si concluderà il 22 gennaio 2018. Quest’anno sono 1435 le Onlus che
partecipano all’iniziativa e che sono presenti sul sito www.ilMioDono.it, la piazza virtuale realizzata da
UniCredit per facilitare l’incontro tra le Organizzazioni Non Profit e tutti coloro che vogliono sostenere questo
settore contribuendo con una donazione.