A 500 giorni dalla nascita del nuovo codice degli appalti sono ancora tanti i decreti attuativi che restano da varare. Si tratta di un tema delicatissimo, da cui dipende il 15% della spesa pubblica. Molte le critiche che in questi mesi sono arrivate non solo da chi lavora con la pubblica amministrazione, ma anche dal sistema economico. Secondo molti, la piega marcatamente anti-corruttiva delle nuove norme, con il carico di procedure e atti amministrativi che soffocano le pubbliche amministrazioni, rischia di penalizzare le imprese oneste, senza scalfire quelle riconducibili alla criminalità organizzata o alle aree grigie della illegalità.
Di tutto questo si parlerà oggi al convegno dal titolo “Il codice dei contratti pubblici – Un primo bilancio alla luce del correttivo”, che si svolgerà a Roma giovedì 30 novembre alle 15 nella sede del Tar del Lazio (via Flaminia 189).
“Dopo le stragi degli anni Novanta si è fatto parecchio contro la criminalità organizzata, anche se non basta mai, ma non si è fatto altrettanto nei confronti della criminalità economica e della corruzione – sostiene Giovanni Maria Flick, Presidente emerito della Corte Costituzionale – Fino al 2012 non si è attuata alcuna prevenzione e anzi si sono fatti passi indietro, per esempio quando nel 2001 è stato svuotato il reato di falso in bilancio, reintrodotto solo due anni fa. Adesso però si sta compiendo una svolta: penso ad esempio all’Anac, anche se le sono stati attribuiti molteplici, troppi compiti; penso al codice antimafia, che ha preso di petto la dimensione patrimoniale ed economica della criminalità organizzata; penso al codice degli appalti. È necessario occuparsi di questi problemi a fondo perché finora si è fatto poco e in alcuni settori quasi nulla, o per ragioni di immagine”.