Nella compravendita di Antonveneta non ci fu alcuna influenza della Massoneria. Ad affermarlo è il sostituto procuratore Antonino Nastasi nel corso dell’audizione davanti alla Commissione d’inchiesta sulle banche.
Dopo aver ascoltato i magistrati milanesi, l’ente presieduto da Pier Ferdinando Casini ha voluto interpellare anche i Pm che primi si occuparono della vicenda Mps, la cui inchiesta, nel 2014, portò alla condanna di primo grado per ostacolo alla vigilanza gli ex vertici dell’istituto senese (l’appello è attualmente in corso al Tribunale di Firenze). Oltre a Nastasi sono presenti anche il procuratore capo di Siena, Salvatore Vitiello, e il pm Aldo Natalini.
Nel frattempo a Piazza Affari il titolo Mps viaggia in profondo rosso, cedendo il 4,3% a 3,336 euro.
Tornando in Parlamento, Nastasi ha fatto riferimento alla Banca d’Italia, affermando che, nel corso dell’indagine su Mps, Bankitalia assicurò alla procura senese “piena, leale e proficua collaborazione”. “Chiedemmo di trasmettere tutta la documentazione, relativa al processo di acquisizione di Banca Antonveneta dal 2007 fino a ottobre 2008 e Bankitalia ci trasmise tutto”.
Il magistrato ha successivamente riportato che la Banca d’Italia, in un’informativa alla Consob nel maggio 2012, aveva analizzato congiuntamente la ristrutturazione di Alexandria e l’operazione sui BTp 2034, operazioni che la banca asseriva essere separate, e “analizzando congiuntamente le due operazioni se ne possono apprezzare in parallelo gli effetti economici ma non la prova del collegamento” ossia il mandate agreement.
Uno degli argomenti più importanti trattati nel corso dell’audizione è stata inevitabilmente l’acquisizione di Antonveneta. Rispondendo ad una domanda di un membro della Commissione, Nastasi ha infatti ribadito che, nell’operazione di compravendita non sono state riscontrate influenze della Massoneria.
Il magistrato ha inoltre spiegato che, la fusione tra Mps e il Bbva, alla fine del 2006, fu bloccata ad un passo dalla firma. Secondo vari interrogatori, nel giorno della sigla, il presidente della Fondazione Gabriello Mancini bloccò tutto dichiarando di aver ricevuto lo stop da parte dei rappresentati delle istituzioni locali. Contrari all’operazione, secondo quanto riferito da Nastasi, erano l’ex sindaco Maurizio Cenni, l’ex presidente della Provincia Fabio Ceccherini e l’ex presidente della banca Giuseppe Mussari.
Parole dure anche nei confronti dell’ormai nota “banda del 5%”, cui secondo le accuse apparteneva anche Gianluca Baldassarri, ex capo dell’area finanza. Le operazioni venivano fatte Enigma e con Lambda, due broker stranieri, e portavano “un sicuro lucro in danno del Monte dei Paschi”, secondo quanto riferito da Natalini.