Nel paese delle corporazioni prendere in ostaggio i cittadini, con particolare “attenzione” a quelli più disagiati, è una regola che funziona quasi sempre e che per di più non fa correre grandi rischi. In questi mesi si sono ripetuti scioperi ne trasporti, preferibilmente il venerdì, che hanno avuto alterne fortune. Alcuni sono stati revocati, dopo aver comunque provocato sufficienti disagi, altri sono falliti, altri sono riusciti. Tra le vicende più singolari, che testimonia anche l’inadeguatezza degli amministratori pubblici, è quella dei vaporetti veneziani per cui l’azienda non ha ritenuto necessario organizzare i servizi minimi.
Il motivo? Gli iscritti al sindacato che ha proclamato lo sciopero erano tre, peccato che abbiano invece aderito de facto la quasi totalità degli addetti e che in quella giornata i collegamenti, anche tra le isole, siano stati bloccati. Di regole per garantire correttamente l’esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali, anche in attuazione delle norme della Costituzione (che evidentemente non è sempre considerata “la più bella del mondo”) se ne parla da decenni. Recentemente più volte è intervenuto il ministro Del Rio, peraltro senza che alle sue ragionevoli proposte seguisse uno straccio di atto concreto. Fin qui nulla di nuovo.
Quello che invece costituisce una vero e proprio “salto di qualità” è l’annuncio dello Snami, il sindacato nazionale medici italiani, di proclamare lo sciopero della Guardia Medica di Milano dal 7 al 10 dicembre, che è stato già battezzato” lo sciopero di Sant’Ambrogio”, patrono della città. Naturalmente i dirigenti del sindacato dei medici non mancano di versare lacrime di coccodrillo. “Ci dispiace molto. Sappiamo che provocheremo qualche (?) disagio alla popolazione ma questa è l’unica forma che ci è rimasta per far sentire il nostro dissenso verso la riorganizzazione di un servizio che viene stravolto”.
Il merito delle divergenze tra Medici e Regione deve essere oggetto di una valutazione approfondita, ma da figure professionali come i medici, che non mancano di esercitare un ruolo in tutte l sedi politiche e istituzionali e sono, per inciso, dirigenti del servizio pubblico, è lecito attendersi un comportamento più responsabile e più rispettoso dei cittadini. Più in là di questo c’è solo la chiusura del servizio di pronto soccorso. E cosa dovrebbero dire le forze dell’ordine cui è impedito per legge di scioperare? Avrebbero potuto provare un certo disagio anche i dipendenti dei siti nucleari per i quali la legge esclude il diritto di sciopero, ma avendo il nostro paese rinunciato a questi impianti, il problema non si pone più. Al di là di alcuni aspetti paradossali, c’è da augurarsi che la vicenda della Guardia Medica si ridimensioni a un “ballon d’essai”, ma rimane grave che la rappresentanza di una delle maggiori élite professionali del nostro paese non si ponga almeno la questione, non solo deontologica, del rispetto dei servizi essenziali della popolazione. E preoccupa non di meno il silenzio, allo stato, di istituzioni, forze politiche e rappresentanze sociali. Forse tutti aspettano che il Prefetto intervenga con la precettazione.