L’economia americana viaggia a pieni giri, l’Europa è ben intonata, ma le banche, a partire da Unicredit -3,37%, trascinano in rosso Piazza Affari: – 0,62%, 22.665 punti. Sul Ftse Mib pesa anche la seduta negativa di un colosso come Eni, -1,01%, penalizzato da una trimestrale inferiore alle attese, nonostante il Brent, oggi, in alcuni momenti, superi la soglia dei 60 dollari al barile. Positivi gli altri listini europei: Parigi +0,71%; Francoforte +0,64%; Londra +0,25%.
Discorso a parte merita Madrid, -1,45%, trascinata al ribasso dallo scontro fra governo centrale e Catalogna, giunto ormai alla resa dei conti, dopo la dichiarazione d’indipendenza votata nel pomeriggio dal parlamento catalano e l’immediata risposta del senato spagnolo, che autorizza il primo ministro Mariano Rajoy a governare direttamente la regione ribelle. Dove si arriverà per questa china non si sa, ma i Bonos affondano e lo spread con il decennale tedesco schizza del 7,33%.
Si amplia il differenziale anche fra Bund e carta italiana, +2,84%, 155.70 punti, ma il rendimento del Btp 10 anni resta all‘1,94%, dopo i guadagni di ieri in scia alle parole di Mario Draghi e alla conferma di una politica monetaria della Bce molto accomodante. In attesa della revisione del ratign da parte di S&P stasera, la Commissione europea intanto osserva che la legge di bilancio italiana per il 2018 mostra un aggiustamento strutturale inferiore alle richieste dell‘Ue e agli sforzi promessi dalla stessa Italia.
L’euro scivola ulteriormente nei confronti del dollaro e il cambio buca la soglia di 1,16, a 1,157. La divisa americana si rafforza anche grazie ai dati sul Pil del terzo trimestre, ampiamente superiori alle attese (3% contro il 2,7% previsto) e alla prospettiva della nomina di un presidente della Fed più falco di Janet Yellen.
Wall Street apre contrastata, ma al momento i tre principali listini sono positivi. Il Nasdaq è in rally, grazie ai titoli tecnologici, Amazon, Alphabet, Microsoft, Intel tutti super gettonati dopo le trimestrali. Nei primi minuti di scambi Alphabet, holding di Google, passa la soglia dei 700 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato, diventando il secondo maggiore gruppo tecnologico dello S&P 500 alle spalle di Apple e davanti a Microsoft. Intanto Jeff Bezos, fondatore e ceo di Amazon, toglie a Bill Gates la corona di uomo più ricco del mondo, grazie alla sua creatura, sugli scudi in Borsa, per una trimestrale che straccia ogni previsione.
Conti migliori delle attese anche per le compagnie petrolifere Exxon e Chevron. I cinque principali gruppi petroliferi mondiali, che includono oltre ai due americani Total, BP e Royal Dutch Shell, si apprestano a chiudere il 2017 con gli utili più alti dal 2014, quando il greggio viaggiava sopra i 110 dollari al barile.
I prezzi del petrolio non sono più quelli, ma anche oggi migliorano. Brent 59,91 dollari al barile, +1,47%.
La buona intonazione dell’oro nero si riflette positivamente in Piazza Affari su Tenaris +1,69%, mentre non basta a Eni e Saipem -0,29%.
La blue chip del listino con la performance migliore di giornata è Luxottica +2,39%. Bene A2a +2,12%. Mediobanca guadagna l‘1,68%, dopo i conti del trimestre e in controtendenza rispetto al settore. Sempre rampante il cavallino di Ferrari +1,37%, che divulgherà la sua trimestrale il 2 novembre. Le vendite affossano soprattutto le banche, Unicredit, Banco Bpm -3,29%; Ubi Banca -2,98%. Male anche Unipol – 2,27%. Giù Leonardo -1,78%.