La Juve ruggisce, la Roma si accoda, il Milan piange. Eccola qui, in sintesi, la domenica di campionato delle big nostrane: almeno a livello storico, altrimenti, più che dei rossoneri di Montella, dovremmo parlare della Lazio di Inzaghi, attualmente l’ultima ad andare in Champions League. Il successo che fa più rumore è senza dubbio quello della Signora, non tanto per la difficoltà della partita (l’Udinese è in piena bagarre retrocessione), quanto per le modalità della stessa. Subito sotto di un gol (8’ Perica), capace di una prima rimonta (14’ autogol Samir, 21’ Khedira), in 10 per l’espulsione di Mandzukic (26’) e raggiunta da una zuccata di Danilo (48’): al Friuli si stava mettendo davvero male, poi però la Juventus s’è risvegliata. Al vantaggio scaccia-fantasmi di Rugani (53’) si sono aggiunte le reti di Khedira (59’ e 88’) e di Pjanic (91’), per un 6-2 finale che vale ben più dei semplici 3 punti in classifica. “Bisogna fare i complimenti ai ragazzi, non era facile e sono riusciti a dare una bella risposta pur giocando in 10 – l’analisi di Allegri. – Si trattava di uno snodo importante, un risultato negativo sarebbe stato difficile da digerire e invece abbiamo reagito bene avvicinandoci alla vetta”. Con questo successo la Signora resta terza in classifica (assieme alla Lazio) ma rosicchia punti sia all’Inter che al Napoli: non si poteva chiedere di meglio, tanto più in una serata difficile come questa. Anche la Roma fa il suo dovere espugnando l’Olimpico di Torino, ritrovando così la vittoria in campionato e quella solidità che la sta contraddistinguendo da inizio stagione. Contro i granata non s’è visto il bel gioco di Stanford Bridge, a differenza di mercoledì però sono arrivati i 3 punti e questo interessa sicuramente di più a Di Francesco. “Questa vittoria è molto importante, credo che il Torino darà fastidio a molti avversari – ha spiegato il tecnico. – Non ha senso però continuare a parlare di scudetto: per la critica un giorno possiamo vincerlo e un altro no. A me interessa solo dare equilibrio, poi vedremo dove potremo arrivare”.
In un match agonistico e tirato è stato decisivo, ancora una volta, Kolarov: sua la punizione che, al 69’, ha infilato la porta di Sirigu per lo 0-1 finale. Nessun gol invece a San Siro, dove il Milan di Montella ha fallito ancora una volta l’appuntamento con la vittoria. L’ultima in senso assoluto risale al 28 settembre contro il Rijeka, mentre in campionato bisogna tornare addirittura al 20 nel 2-0 con la Spal: dopo 3 sconfitte e due 0-0 consecutivi contro Aek Atene e Genoa, decisamente troppo poco per una squadra costruita a suon di milioni (236) per tornare in Champions (ora distante 9 punti). Ruolino di marcia disastroso che mette in grande discussione la panchina di Montella: se non è stato ancora esonerato è solo perché manca un’alternativa convincente, non certo per questioni di fiducia dirigenziale. Va anche detto che nello 0-0 di ieri col Genoa pesa non poco l’espulsione di Bonucci, che certifica il suo inizio di stagione terribile con una gomitata a Rosi che ha lasciato il Milan in 10 per gran parte del match. “Il Var sta diventando una questione televisiva più che di campo, si vede benissimo che Leonardo non ha colpito l’avversario intenzionalmente – le parole del tecnico. – Ovviamente non sono soddisfatto del risultato ma mi tengo lo spirito messo in campo dai ragazzi, sento che hanno le capacità per tirarsi fuori da questo momento”. Sarà, ma intanto il tempo passa, le cose non migliorano (anzi…) e la classifica diventa sempre più brutta. Mercoledì ci sarà la trasferta di Verona contro il Chievo, poi sabato la ritrovata Juventus di Allegri: esami decisivi per Montella, anche se la sensazione è che il tecnico abbia ormai perso la fiducia dell’ambiente e resti soltanto per mancanza d’alternative.