Entro il 16 ottobre gli “intermediari immobiliari” come Airbnb devono pagare la ritenuta del 21 percento, la cosiddetta cedolare secca, sugli affitti brevi. O meglio, sui canoni lordi pagati, a partire dall’11 settembre scorso, dai loro clienti-inquilini ai clienti-proprietari per fino a 30 giorni e stipulati a partire dal primo giugno scorso. Il termine per il versamento continua a essere rinviato da mesi, anche perché si attende il risultato dei ricorsi al Tar e al garante Antitrust da parte di Airbnb.
Dal 24 giugno il “soggetto che incassa il canone o il corrispettivo” dall’inquilino di qualunque contratto oppure che “interviene nel pagamento” è il “responsabile” del versamento del “contributo di soggiorno”, previsto solo per il Comune di Roma, e dell’eventuale “imposta di soggiorno”, istituita dagli altri Comuni capoluogo di provincia, dalle unioni di Comuni e dai Comuni inclusi negli elenchi regionali delle località turistiche o città d’arte.
Il soggetto che incassa e quello che interviene nel pagamento devono effettuare il pagamento, quindi il modello F24 di versamento e l’eventuale bollettino postale o conto corrente di partenza del bonifico dovranno essere intestati a loro.
L’imposta e il contributo di soggiorno continueranno a essere “a carico di chi alloggia nelle strutture ricettive del territorio” anche se il pagamento effettivo sarà effettuato dall’intermediario o dal gestore del portale internet. Quindi l’intermediario deve chiedere per tempo l’imposta di soggiorno, tenendola ben distinta dal canone.