I simboli. Quelli che contraddistinguono un’epoca, una storia. Ci si affeziona ed hanno valore anche in campo energetico. Quello specifico di questi giorni interessa il nucleare. Per iniziativa della Sogin ( Società che gestisci i siti nucleari italiani) si sta smantellando il vecchio camino della centrale del Garigliano. Quella che per anni, più che altrove, ha provocato proteste e iniziative “anti ” di ogni tipo.
Pezzo dopo pezzo si va avanti, quindi, nel programma di neutralizzazione dei vecchi siti. L’iniziativa per il Garigliano era stata annunciata settimane fa con una buona strategia di comunicazione e di interfaccia con le popolazioni locali. Si abbatte una ciminiera alta 100 metri in cemento armato. Lavori delicati, per i quali si fa ricorso alla frantumazione controllata. Pericoli? Nessuno assicura Sogin.
Soprattutto perché i detriti non resteranno sul terreno. Saranno portati via periodicamente per evitarne l’accumulo alla base e scongiurare preoccupazioni o dimostrazioni. Il programma è partito tre anni fa e l’abbattimento del camino procederà fino a dicembre prossimo. “La demolizione – spiega Luca Desiata, Amministratore Delegato di Sogin – è la fase finale di un progetto rilevante nel programma di smantellamento della centrale del Garigliano”.
Si usano tecnologie italiane, così come i progetti sono tutti nazionali, valutati ed approvati da Sogin. Ci saranno da smaltire 920 tonnellate di materiale con rigoroso ricorso a ditte specializzate. Al Garigliano, però, i simboli non scompariranno del tutto. Al posto del vecchio camino ne verrà realizzato uno nuovo di dimensioni ridotte, alto 34 metri. Servirà per lo scarico degli effluenti aeriformi connessi al decommissioning. In sostanza un nuovo simbolo di un’altra fase storica. Un totem del nucleare che avremmo voluto .