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Miele: caldo record, dimezzata la produzione

E’ quanto stima Coldiretti nel sottolineare che si tratta di uno dei risultati peggiori della storia dell’apicoltura moderna da almeno 35 anni – Circa 1/3 del miele importato viene dall’Ungheria ma un flusso consistente di oltre il 10% arriva dalla Cina, Paese ai vertici per insicurezza alimentare.

Miele: caldo record, dimezzata la produzione

Il caldo sconvolge anche le api. Gli industriosi insetti, da tempo considerati un indicatore dello stato di salute della natura per la loro importanza nell’ecosistema, stanno patendo il grande caldo e la siccità che si sono abbattuti sull’Italia da ormai diverse settimane (se non mesi), tanto che la produzione di miele made in Italy che è più che dimezzata rispetto alla media, per un totale quest’anno attorno alle 10mila tonnellate.

E’ quanto stima Coldiretti nel sottolineare che si tratta di uno dei risultati peggiori della storia dell’apicoltura moderna da almeno 35 anni. L’effetto delle diffuse gelate primaverili a cui ha fatto seguito il caldo e la siccità con i fiori secchi per la mancanza di acqua ed i violenti temporali estivi che a macchia di leopardo hanno aggravato la situazione ma – sottolinea la Coldiretti – senza dimenticare gli incendi che hanno fatto strage di decine di milioni di api.

In realtà la preoccupazione riguarda anche il fatto che il lavoro delle api – riferisce la Coldiretti – è importante non sono per la produzione del miele ma anche per l’impollinazione delle piante, tanto che Albert Einstein sosteneva che: “Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.

“Il clima anomalo – spiega ancora Coldiretti – ha colpito i diversi tipi di mieli in pianura mentre si è salvato solo il raro miele di montagna. L’andamento produttivo di quest’anno fa peraltro seguito al raccolto già scarso dello scorso anno in cui era sceso ad appena 16mila tonnellate”.

Il crollo dei raccolti nazionali apre le porte alle importazioni di miele di minore qualità con gli arrivi dall’estero che hanno già raggiunto oltre 7000 tonnellate nei primi quattro mesi del 2017 secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat e se il trend sarà confermato sugli scaffali due barattoli su tre saranno stranieri. Circa 1/3 del miele importato viene dall’Ungheria ma un flusso consistente di oltre il 10% arriva dalla Cina, paese ai vertici per insicurezza alimentare.

Secondo Coldiretti per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina) è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti.

La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui provenga da più Paesi dell’Unione Europea. L’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

Sono 1,2 milioni gli alveari sparsi nelle campagne italiane e dei 45.000 apicoltori tra hobbisti e professionali con un fatturato stimato di 150 milioni di euro ma – conclude la Coldiretti – con un valore di più 2 miliardi di euro per l’attività di impollinazione alle coltivazioni.

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