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Mediaset: nuova causa a Vivendi. Il Fondo Amber attacca il Biscione

Confalonieri annuncia in assemblea una nuova causa contro i francesi per violazione contrattuale, concorrenza sleale e violazione della legge sul pluralismo televisivo – ma arriva la frecciata dal fondo Amber: “L’attuale management è inadeguato: non siamo più negli anni Ottanta o Novanta” – Intanto i soci si blindano e danno il via libera al buy back

Mediaset: nuova causa a Vivendi. Il Fondo Amber attacca il Biscione

“Poche settimane fa abbiamo nuovamente citato in tribunale Vivendi per violazione contrattuale, concorrenza sleale e violazione della legge sul pluralismo televisivo”. Lo ha annunciato mercoledì il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, intervenendo all’assemblea degli azionisti del Biscione. All’appuntamento non hanno preso parte rappresentanti del gruppo francese guidato da Vincent Bolloré, che non ha depositato il lo 28,8% del capitale di Mediaset di cui è in possesso.

“Non arretreremo sul piano della difesa legale e nella tutela dei nostri e vostri interessi – ha aggiunto Confalonieri rivolgendosi ai soci – è evidente che risolvere questo grave contenzioso è per noi una priorità assoluta”.

Mediaset, ha ancora sottolineato, “con il peso di questa querela societaria non può esprimere appieno le sue potenzialità: ci è preclusa ogni iniziativa che possa direttamente o indirettamente incidere sui settori tv e telecomunicazioni, proprio a causa della presenza di Vivendi in posizione di controllo in Telecom e di collegamento in Mediaset”.

L’alleanza doveva essere “qualcosa di molto positivo ed è diventato un elemento fortemente negativo, un intralcio, un condizionamento pesante al nostro sviluppo”, ha continuato il Presidente del Biscione, annunciando poi che “in autunno è prevista una nuova asta per i diritti tv della serie A” e che Mediaset parteciperà “con l’obiettivo di ottenere la migliore offerta televisiva calcistica per i tifosi italiani”.

L’ATTACCO DEL FONDO AMBER

Contro l’attuale management del gruppo di Cologno Monzese si è scagliato il fondo Amber, titolare del 2,5% del capitale e rappresentato in assemblea da Arturo Albano: “Quello che ci preoccupa di più come azionisti – ha detto – è la sostenibilità del business della tv commerciale nel medio lungo termine, perché oggi viviamo in un mondo digitale, un mondo completamente diverso rispetto a 10 anni, e l’impressione, guardando l’attuale management è che non sia adeguato ad affrontare un cambiamento così radicale del business e dello scenario competitivo”.

È necessario che il Cda “valuti in maniera seria e obiettiva l’adeguatezza dell’attuale management – ha aggiunto – Non è solo una questione di età del Cda o del management, che pure sono alte, ma è soprattutto una questione di assoluta mancanza di ricambio negli ultimi anni e di una mentalità di una società ancora convinta di essere negli anni Ottanta e Novanta”.

Secondo il fondo Amber, “oggi è necessario rendersi conto che il mondo è cambiato, i concorrenti sono cambiati e pensare di poter affrontare con le stesse persone di 30-40 anni fa la concorrenza digitale è molto, molto difficile e si rivelerebbe una decisione perdente. È necessario prendere decisioni anche drastiche, affidandosi a delle persone che siano in grado di ripensare seriamente al posizionamento strategico di Mediaset nel prossimo futuro”.

CONFALONIERI: VALUTIAMO ACQUISIZIONI, CESSIONI E CONSOLIDAMENTO TORRI

Mediaset “intende perseguire uno sviluppo sia organico sia non organico, non si escludono in futuro nuove acquisizioni o partnership strategiche così come allo stesso modo valuteremo cessioni di attività no core”, ha detto Confalonieri replicando alle affermazioni del fondo Amber che in assemblea aveva chiesto di valutare ipotesi di aggregazioni per non rimanere da soli.

Il gruppo, inoltre, “è disponibile a ragionare con altri operatori delle torri per fare operazioni capaci di creare valore”, ha detto ancora Confalonieri, che poi, in riferimento al fallimento dell’aggregazione tra la controllata Ei Towers e Rai Way, ha precisato: “Chi ci ha fermato è stato il Governo, che ha stabilito che la maggioranza doveva rimanere pubblica. Oggi ci sono troppe tower company nel nostro paese, tutte quotate, da tempo si parla di un piano serio di consolidamento, con la costituzione di campioni nazionali, quotati e public company in grado di favorire la creazione di valore e di posti di lavoro, oltre che la razionalizzazione del sistema torri di trasmissione su tutto il territorio nazionale”.

VIA LIBERA AL BUY BACK

Intanto, l’assemblea degli azionisti di Mediaset ha autorizzato l’operazione di buyback – chiaramente in chiave difensiva – fino al 10% del capitale senza che scatti il superamento delle soglie d’Opa da parte di Fininvest. Al momento del voto erano presenti 429 azionisti, pari al 51,68% del capitale. Favorevoli il 98,68% dei presenti, tra le minoranze ha votato sì il 94,4%.

A oggi Fininvest detiene il 39,53% del capitale (41,09% del capitale avente diritto di voto), nonché azioni proprie pari al 3,795% del capitale senza diritto di voto.

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