Via libera dalla Camera alla fiducia posta dal governo sul dl manovra. I voti favorevoli sono stati 315, i contrari 142 (cinque gli astenuti). Domani mattina è prevista la votazione finale dell’assemblea, poi il provvedimento passerà all’esame del Senato. Il decreto deve essere convertito in legge entro il prossimo 23 giugno.
Ad astenersi sono stati quattro deputati di Scelta Civica – Ala (D’Agostino, Lainati, Vezzali e Zanetti) e Lacquaniti del gruppo Misto. Nessuno dei deputati di Mdp ha risposto alla chiama, così come i cinque della componente Udc del gruppo Misto. Tra le novità più importanti approvate c’è la discussa reintroduzione dei voucher, ma anche i rimborsi Iva, l’addio alle monetine e la tassa Airbnb (leggi qui tutte le novità).
Intanto si infiamma lo scontro sulla legge elettorale, dopo l’accordo tra le maggiori forze parlamentari per un nuovo sistema sul modello tedesco, che però piace poco ai partiti più piccoli, a causa della soglia di sbarramento al 5%. Il segretario del Pd Renzi non le ha mandate a dire al ministro degli Esteri Alfano: “Se dopo anni che sei stato al governo, hai fatto il ministro di tutto, non riesci a prendere il 5%, è evidente che non possiamo bloccare tutto. E comunque, è un fatto positivo che i piccoli partiti rimangano fuori”. Così l’ex premier a Porta a Porta, sulle accuse del leader di Ap Angelino Alfano. “Io impaziente? – aggiunge Renzi – io potevo restare a Palazzo Chigi e invece me ne sono andato. Ho l’impressione che sono loro che hanno paura ma non è accettabile il veto dei ‘piccoli'”.