Come da attese, è arrivato il no da parte del fondo Atlante, azionista di riferimento di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, ad immettere nuovi capitali nelle due ex popolari. La conferma è giunta tramite una lettera scritta da Quaestio Sgr, società che gestisce Atlante, indirizzata ai board dei due istituti, spiegando che: “Non si riscontrano allo stato attuale le condizioni per qualsiasi ulteriore investimento nelle vostre banche da parte dei fondi da noi gestiti”. Nella lettera si sottolinea che: “Le tante incertezze, riferite alla dimensione della ricapitalizzazione, al prezzo dell’eventuale aumento di capitale, alla possibilità di ulteriori richieste di capitale da parte di Bruxelles e della Bce in caso di approvazione della fusione tra le due banche, impediscono di fatto una decisione per qualunque investitore responsabile”.
La settimana scorsa i cda delle due banche avevano dato mandato ai rispettivi vertici di sondare l’eventuale disponibilità di Atlante a partecipare alla ricapitalizzazione, dopo la richiesta non ufficiosa arrivata dalla Commissione Ue di un ulteriore miliardo di capitali privati. Il no era nell’aria, anche alla luce dello stop arrivato dalle banche e dalle fondazioni azioniste di Atlante. Complessivamente, il fondo Atlante ha già investito 3,5 miliardi nelle due banche venete, di cui 938 milioni all’inizio di quest’anno a titolo di versamento in conto capitale. Il fondo ha solo ribadito che investirà 450 milioni per l’acquisto della tranche junior qualora dovesse partire la cartolarizzazione degli npl in seno ai due istituti. In giornata Maria Bianca Farina, ad del gruppo Poste Italiane, si era detta teoricamente disponibile a un nuovo investimento nelle banche, attraverso il Fondo Atlante.