Matteo Renzi stravince le Primarie e torna segretario del Pd. L’ex premier ha raccolto il 72% contro il 19,5% del ministro del ministro della Giustizia, Andrea Orlando e contro l’ 8,5% del Governatore della Puglia, Michele Emiliano.
Ma, al di là del risultato, largamente prevedibile alla vigilia, quello che conta e che segna il successo delle Primarie è l’alta partecipazione dei cittadini e dei militanti al voto: quasi 2 milioni, meno dell’ultima volta, ma pur sempre un segno di vitalità del partito che finora nessuna altra forza politica è nemmeno lontanamente riuscita a imitare. specialmente se si tiene conto che le Primarie avvengono nel mezzo di un lungo ponte e dopo la mini-scissione di Bersani e D’Alema, che sembra essere stata compensata dall’adesione di nuove fasce di cittadini.
“E’ una festa della democrazia, ora avanti insieme” ha subito commentato Renzi, che ha aggiunto:”Non è la rivincita sul 4 dicembre ma l’inizio di una nuova partita, completamente diversa”. E ancora:”Con noi il popolo:questa è l’alternativa al populismo, non siamo quelli degli algoritmi. So che il Pd non può fare da solo, ma siamo gli unici anti-Grillo”.
Ora naturalmente bisognerà vedere come Renzi intenda spendere politicamente la sua vittoria e cioè se forzerà i tempi delle elezioni politiche o sosterrà il governo Gentiloni fino alla fine naturale della legislatura e soprattutto come si muoverà di fronte alla legge elettorale e cioè se confermerà o no il premio di maggioranza alla lista anzichè alla coalizione, se sarà disponibile o meno a superare i capolista bloccati e a quale livello proporrà di alzare la soglia di accesso delle liste al Parlamento.
Fondamentale sarà anche la linea che Renzi proporrà verso l’Europa, soprattutto se in Francia vincerà Macron, con cui il segretario del Pd ha da tempo un feeling, ampiamente ricambiato.